Intervista con Thomas Stocker |
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Scritto da Chiara Marcon |
Lunedì 13 Febbraio 2017 09:27 |
E’ stato insignito nel 2006 di un dottorato honoris causa dell’Università di Versailles, di un Dr. sc. h.c. dell'ETH di Zurigo nel 2016, e nel 2009 della Medaglia Hans Oeschger della European Geosciences Union. E’ stato il principale coordinatore (Coordinating Lead Author) del Terzo e Quarto Rapporto di Valutazione dell’IPCC (Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, organo nato sotto gli auspici dell’ONU e cui nel 2007 è stato conferito il Premio Nobel per la Pace, condiviso con quello attribuito ad Al Gore) ed è stato eletto Co-Presidente del Gruppo di Lavoro I del Quinto Rapporto di Valutazione dell’IPCC nel 2008. La conferenza a Zurigo ha affrontato il tema “Obiettivo 2°C: è ancora raggiungibile?”, un punto raggiungibile solo se nei prossimi 15-20 anni siano fatti ulteriori e massimi sforzi per arrivare a una riduzione molto più consistente dei gas a effetto serra, ridurre le emissioni di combustibili fossili responsabili dell’effetto serra dovrebbe essere visto come uno dei punti di maggior impegno di tutti i paesi partecipanti al documento del Accordo di Parigi del Dicembre 2015.
Dopo il suo intervento il Professor Stocker ci ha rilasciato la seguente intervista: Si parla tanto di salvare la terra…ma c’è chi propone di lasciare tutto per Marte, quindi non solo trovare soluzioni alternative all’inquinamento e ai consumi non calibrati, ma proprio investire su altro… Marte è un obiettivo dell’esplorazione scientifica è un obiettivo che fa parte un’attività importante va alla frontiera della conoscenza l’origine della vita, stabilizzare le condizioni milioni di anni fa sotto la superficie di Marte scienza fondamentale, importante e interessante. Se guardiamo il budget di questi progetti spaziali non è un budget enorme relativo al bisogno per la trasformazione industriale e la protezione del sistemo climatico. Quindi non è per la missione su Marte che non ci muoviamo a proteggere il clima.
La filosofia attuale del documento di Parigi è una pubblicazione che mette in evidenza grazie ai contributi dei vari paesi che ne hanno aderito, la riduzione ed implementare un meccanismo di ambizione che deve essere continua. Abbiamo ideato un meccanismo che si basa su un controllo quinquennale su una dichiarazione fatta da ogni paese membro, se funzionerà o no ancora non lo sappiamo ancora, ma al momento è l’unico che abbiamo. Si ricorda come si è appassionato a questo ramo della fisica? Io vengo dal mondo della fisica ambientale, mi è sempre piaciuto utilizzare la fisica a favore dell’ambiente, prima i miei studi erano su cose molto locali, come correnti nei laghi e nei fiumi di idrodinamica ,poi mi sono allargato al sistema globale che penso sia molto interessante scientificamente e anche di grande rilevanza sociale C’è un paese che secondo lei è da prendere da esempio, che si impegna veramente a ridurre le emissioni di Co2? Ci sono ben due esempi. Nel mondo sviluppato è la Danimarca che ha tanti impianti dell’energia eolica ha anche una grande infrastruttura per la popolazione che si muove tanto in bicicletta movimento personale senza consumo di carburanti un paese che può anche darci un esempio di un nuovo stile di vita l’latro il Costa Rica un paese in via di sviluppo che ha lo scopo ben preciso di diventare completamente indipendente dai carburanti fossili , non su tutti i settori ma su settori dei consumi a casa, riscaldamento, produzione energetica. Perché le energie alternative costano ancora tanto? Siamo in una fase dove la tecnologia non è ancora diffusa, non è moltiplicata in grandi numeri, quando la implementazione del mercato i prezzi si abbasseranno e abbiamo già costato questo in modo evidente per esempio in un pannello solare ridotto enormemente rispetto all’inizio ed aumentato di efficenza. Tanti fattori che negli ultimi anni hanno contribuito ad aumentare la sua efficacia , la durata, e la riduzione dei costi, ci hanno dimostrato che lo sviluppo è sufficiente a far diminuire il prezzo per produrre un chilo watt di energia , per produrre energia pulita che costa meno.
Da cittadina normale da domani cosa posso fare per migliorare l’ambiente che mi circonda? Da domani quello che lei può fare, è partecipare al processo democratico della vita del suo paese. Andare a votare, dare la scheda, e richiedere che il clima e che il cambiamento climatico e la sostenibilità diventi un punto di discussione per il governo. Qual’è il più grande problema ambientale al momento in Svizzera? Il grande problema per la Svizzera al momento e che non viene affrontato da nessun politico è il traffico privato e commerciale, Teniamo presente l’ottima rete dei trasporti pubblici che abbiamo e tenere a mente che viaggiare in treno posso guadagnare tempo, tempo per lavorare , quindi un ritorno economico, ma anche tempo per una telefonata o per contatti personali, quindi migliora la mia socialità, tempo per leggere o ascoltare musica, o guardare un film e crescere culturalmente. Ci sono abbastanza campagne di sensibilizzazione sul problema, c’è abbastanza informazione secondo Lei? Non credo che abbiamo fatto abbastanza sul campo di benefici secondarie e i profitti economici a lungo termine di una trasformazione dai fossili ai rinnovabili e la sostenibilità. Questo cambiamento richiede un cambiamento sociale ma soprattutto culturale lo ritiene possibile in breve tempo? Certo. pensi all’Iphone ci hanno convinto che era necessario, che è di moda averlo, che senza non esisti quasi, ecco la globalizzazione dell’Iphone ci insegna che in breve possono cambiare anche le nostre culture…quindi per quanto riguarda l’ambiente e la presa di coscienza sui consumi potrebbe avere lo stesso percorso. Nelle foto a destra, momenti della conferenza, la prima lo sciogliemento del ghiaccio, sotto la terra vista dalla missione lunare Apollo, e ancora sotto aria imprigionata nelle carote di ghiaccio estratte in Groelandia ed Antartide. |