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LIBRI, “EFFETTO SERRA, EFFETTO GUERRA” PDF Stampa E-mail
Scritto da Redazione   
Mercoledì 25 Ottobre 2017 00:00

“Effetto serra, effetto guerra” (edizioni Chiarelettere, pp. 168, euro 15,00) è un saggio che affronta una prospettiva sottovalutata e inedita sulla relazione esistente tra i cambiamenti climatici e la situazione geopolitica mondiale. Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr, e Grammenos Mastrojeni, analista diplomatico e Coordinatore per l’ambiente della Cooperazione allo sviluppo, sviluppano un’analisi qualitativa e quantitativa sugli effetti sinergici tra il riscaldamento globale e le conseguenze socio-politiche, come l’immigrazione di massa e la deriva socio-economica. Sono 79 i conflitti per i quali il centro studi tedesco Adelphi, in un'indagine commissionata dal G7, ha individuato cause climatiche. “Dal 2008, una media di 26,4 milioni di persone all’anno sono state spinte a migrare per calamità naturali” ricordano i due autori. Deserti che avanzano e mettono in ginocchio intere economie locali, irreversibili cambiamenti naturali responsabili della ridefinizione degli spazi abitativi e il progressivo esodo di intere popolazioni. “Secondo l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao), che si basa anche su dati dell’Intergovernmental panel on climate change (IPCC), il cambiamento climatico potrebbe ridurre la produzione agricola fino al 30 per cento in Africa e al 21 per cento in Asia entro il 2050” denunciano Grammenos e Pasini. L’erosione della biodiversità, causata da cattive pratiche antropiche, distrugge equilibri sistemici e questo può portare alle conseguenze più impensabili. La malaria o la chikungunya, ad esempio, sono patologie che si possono riscontrare anche al di fuori delle loro aree di azione, in zone che fino a pochi anni fa ne erano esenti e questo perché alcuni tipi di vettori, non trovando un antagonista in natura, iniziano ad espandersi. Complicazioni e rischi che due grandi ricercatori mettono nero su bianco, con una tesi che mira a sgretolare l’approccio negazionista, anzi a sottolinearne la sua pericolosità. 

 

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