Ernest Egri Erbestein, l’allenatore ebreo del Grande TORINO |
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Scritto da Mauro Bardaglio |
Lunedì 13 Gennaio 2020 09:41 |
Era il 4 maggio 1949. Il tempo era brutto, pioveva, c’era il temporale. Quel maledetto giorno l’aereo che trasportava l’intera squadra del Torino, il suo allenatore e il direttore tecnico, Ernest Egri Erbstein, si schiantò sulla collina di Superga, rientrando da Lisbona. Nessun superstite. Trentuno persone, campioni, padri di famiglia, mariti, giovani nel pieno del vigore della loro vita, perirono nell'incidente, entrando nell'Olimpo delle leggende del calcio. Solo il presidente della squadra, Ferruccio Novo, si salvò, perché non era partito per motivi personali.
Fu proprio lui, dopo la fine della seconda guerra, a richiamare alla guida della sua squadra Ernest Erbstein. Ernő Erbstein (suo vero nome) era un ungherese di origine ebraica. Nacque a Nagyvárad, vicino ai Carpazi, nella parte ungherese dell’allora impero austro-ungarico. Oggi la città si chiama Oradea e si trova in Romania. Una volta cresciuto, con tutta la famiglia, si trasferì a Budapest, dove ebbe la possibilità di frequentare scuole prestigiose. Grazie alla sua abilità, entrò nell'associazione locale di atletica, Budapesti Atle'tikai Klub; a soli 17 anni fu ingaggiato dalla locale squadra di calcio, il Bak, come mediano. Diplomatosi al Magyar Testnevelesi Foiskö, accademia di educazione fisica, iniziò la carriera di agente di borsa, non smettendo mai di militare nelle fila del suo team. Sognava di diventare un grande calciatore. In Ungheria non avrebbe avuto quella possibilità, dato che a quel tempo non esistevano squadre di calcio professioniste. |