Mai come in alcune delle composizioni di  Philip Corner, che si collocano in quel territorio intermedio che sta tra la composizione musicale, l'arte visiva e l'evento performativo, l'introduzione dell'elemento aleatorio fu così poetico e al tempo stesso fermo, forte, perentorio nella sua volontà di misurarsi con l'imprevisto, così come di sottrarsi al conformismo della composizione classica di tradizione occidentale. Foto e testo Paola Zorzi 

Già conoscevo alcune composizioni di Corner forti nella loro radicalità, determinate nella loro apertura all'indeterminazione, profondamente coinvolgenti, capaci di interpretare e al tempo stesso risvegliare reazioni implicite alla nostra complessa dinamica psichica troppe volte sopita, in troppe occasioni frustrata.

Con questo artista lo spirito della contemporaneità appare interpretato in quei presupposti essenziali che mettono al centro la nostra capacità e libertà di formulare pensieri, il nostro coraggio di scegliere ed agire.

Sensibilità ed intelligenza trovano allora uno spazio non del tutto conformato ma aperto ad un'interazione tra strumento e oggetti, tra artista, pubblico e  situazioni contingenti. Una prassi che a partire dal Novecento, con questa generazione di artisti e compositori, mette in discussione il riflesso materializzato e pietrificato di abitudini e gerarchie sentite ormai come obsolete.

 

Ed è così che in questa particolare occasione Philip Corner si avvale dell'elemento aleatorio e lo fa attraverso  affondi su particolari tasti del pianoforte dettati dalla caduta casuale di petali provenienti da una rosa rossa da lui stesso sfogliata al di sopra dello strumento.

Tutto questo mentre nella composizione musicale la sospensione crea parentesi di aspettative, fa emergere sentimenti o ansie sottese ad un vivere quotidiano che impone maschere rassicuranti ai suoi attori.

Le sue partiture nella loro reiterazione formale si presentano di durata indeterminata, così come parti di queste in caso di esecuzione da parte di altri soggetti, sono a parziale o totale discrezione degli esecutori. 

Ad affiancare le sue esecuzioni anche in quest'occasione la presenza della danzatrice e coreografa Phoebe Nelville che ha interpretato gestualmente con grande intensità la sospensione, i silenzi, quelle modulazioni ascendenti che sembrano talvolta elevarsi e sfumare verso l'immaterialità.

A far da sfondo sonoro a tutto questo, dalle finestre aperte di Villa Cernigliaro, in un'atmosfera altrettanto sospesa, echi lontani di un rumoreggiare di tuoni facevano intuire l'avanzare di un imminente temporale.

Sono convinta che per il pubblico, l'aver assistito a questo evento, sia stata soprattutto un'esperienza che ha che fare con la nostra vita e con ciò che più dovrebbe caratterizzarla.

 

Philip Corner (New York 1933) attualmente vive in Italia (Reggio Emilia) con Phoebe Neville.

Dopo gli studi alla High School of Music & Art e il Bachelor al City College di New York è a Parigi dove frequenta il corso di filosofia musicale di Oliver Messiaen. Studia quindi pianoforte con Dorothy Taubman. Dal 1967 al 1970 insegna alla New School of Social Research dove eredita la cattedra di John Cage. Dal 1972 al 1992 introduce corsi innovativi e insegna in scuole e colleges statunitensi.

Si trasferisce a Reggio Emilia dove con Phoebe Neville da vita a eventi performativi. 

Tra i fondatori di Fluxus è compositore e  musicista presso l'Experimental Intermedia Foundation, il Tone Roads Chamber Ensemble e il Sound of Silent Spaces.

Philip Corner è compositore, pianista improvvisatore, artista visivo e teorico musicale. I suoi eventi performativi sono intimamente legati al disegno di partiture, a  notazioni grafiche e più in generale a opere e artisti legati all'arte visiva.

Critico nei confronti della tradizione musicale occidentale nella sua musica introduce l'improvvisazione, elementi non intenzionali, aleatori e minimalisti, anche le accordature degli strumenti sovente non sono di tipo occidentale ma si ispirano, così come l'aspetto meditativo e gestuale, alla tradizione orientale. Questa però nel suo venir reinterpretata in forma libera si rivela comunque del tutto originale.

Fondamentale la collaborazione con la moglie e danzatrice Phoebe Neville. 

In Italia ha pubblicato e interagito con realtà culturali, tra queste Unimedia Modern (Genova) la cui gallerista, Caterina Gualco, dagli anni Settanta ha promosso il movimento Fluxus in Italia.

 

FLUX'S US

 

PHILIP CORNER 

IF YOU LIKE IT LOOK AT IT

a cura di Caterian Gualco

 

La rivoluzionaria ironia di fluxus

in occasione del 60° compleanno 

Opere visive in esposizione 

15 maggio > 26 giugno 2022

venerdì > domenica ore 15 > 19

Villa Cernigliaro – Serra dei leoni 

Via Clemente Vercellone 4 – 13817 Sordevolo Biella (Italia)

This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.  villacernigliaro.it