In  conferenza stampa,  d’apertura alla mostra, la  Direttrice del Landesmuseum Denise Tonella ha illustrato le caratteristiche del barocco, e i contrasti di un’epoca che ha segnato la storia dell’arte e non solo. La curatrice Joya Indermühle, ha accompagnato i giornalisti in un tour diviso in tappe attraverso la mostra, insieme a chi ha curato la scenografia, Alex Harb e le curatrici scientifiche e culturali Michèle Seehafer e Christina Sonderegger.  Opulenza e innovazione da un lato, morte e crisi dall’altro: il barocco è stato un periodo caratterizzato da forti contrasti, i cui effetti sono ancora visibili ai giorni nostri. La grande mostra autunnale del Museo nazionale Zurigo esplora quest’epoca storica in profondità.

Per la maggior parte delle persone il termine «barocco» evoca immagini di magnifiche chiese, capolavori dell’arte e monarchi stravaganti che vivevano in sontuosi palazzi. Ma quest’epoca che copre quasi due secoli, dal 1580 al 1780, era molto di più di quanto la sua fama di splendore ed eccesso lasciasse intendere. Il barocco era un’epoca di estremi con lati oscuri e tragici. Alla magnificenza e agli eccessi, infatti, si contrapponevano le lunghe guerre di religione, la colonizzazione e la miseria.

La guerra dei Trent’anni e la Controriforma sono state in larga parte responsabili della spaccatura all’interno della società. I conflitti si sono trasformati sempre più in una lunga lotta per conquistare il potere nell’Europa centrale. Questa situazione non solo ha determinato la vita religiosa e il sistema politico nel vecchio continente, ma ha anche portato a profondi cambiamenti sociali, economici e culturali. In questo mare di contrasti, la scienza e la cultura si sono evolute rapidamente, plasmando un mondo sempre più interconnesso e globalizzato. Anche la Confederazione ha svolto un ruolo importante in queste molteplici interconnessioni attraverso l’assimilazione da parte della popolazione di numerose tendenze nella moda, nella cultura del giardino o nella progettazione di interni. Allo stesso tempo, architetti svizzeri come il ticinese Francesco Borromini, attivo soprattutto a Roma, hanno contribuito a diffondere lo stile barocco realizzando importanti edifici in tutta Europa.

La mostra allestita al Museo nazionale Zurigo punta i riflettori su quest’epoca affascinante, rivelando il ruolo attivo avuto dalla Confederazione in quest’era globale e la sua capacità di fornire in molte occasioni un contributo rilevante, aprendo la strada a nuove idee e innovazioni. L’esibizione mostra anche come ancora oggi gli elementi della cultura barocca caratterizzano la nostra società, ad esempio sulla tavola o in giardino. Splendidi oggetti dell’architettura, della cultura del giardino, della moda e dell’arte barocca mostrano l’opulenza e la bellezza dell’epoca, senza però perdere di vista il loro contesto storico.

 

 

Visita alla mostra : la mostra si divide in quattro sezioni fondamentali con un prologo e un epilogo.

La mostra punta i riflettori sul barocco, un’epoca di grande ricchezza culturale caratterizzata da profonde trasformazioni religiose, sociali e politiche. La Controriforma, la guerra dei Trent’anni, le relazioni commerciali internazionali e la progressiva colonizzazione hanno influenzato in modo permanente questo periodo storico e la sua produzione artistica e culturale. La mostra si apre con una carta animata dell’Europa e del globo, che offre uno sguardo sulle confessioni, i teatri di guerra, le rotte commerciali e le espansioni in un mondo interconnesso e sempre più globalizzato.

 

Prima parte: architettura e sviluppo urbano

La prima sezione porta i visitatori a Roma, la «culla del barocco», dove sulla scia dei movimenti di riforma cattolica vengono erette magnifiche chiese. Gli architetti ticinesi contribuiscono in modo determinante all’immagine architettonica della Città Eterna e sono coinvolti in progetti importanti, presentati in questa mostra: Carlo Maderno per la costruzione di San Pietro, Francesco Borromini per la chiesa di Sant’Ivo alla Sapienza o Domenico Fontana per la pianificazione urbana di Roma. La richiesta di architettura italianeggiante cresce in tutta Europa e ben presto gli architetti della Mesolcina, come Enrico Zuccalli, riescono ad affermarsi nella Germania meridionale.I gesuiti contribuiscono a diffondere in tutto il mondo la fede cattolica e la cultura architettonica barocca. Nel suo imponente dipinto, Andrea Sacchi riproduce l’interno della Chiesa del Gesù, la prima chiesa dell’ordine dei gesuiti a Roma e importante modello per l’architettura sacra barocca. Il vivace trasferimento culturale si percepisce anche in Svizzera: la chiesa abbaziale di San Gallo, il cui modello storico è esposto in questa mostra, è infatti il risultato della collaborazione tra architetti e artisti provenienti dalla Svizzera, dalla Germania meridionale e dall’Austria.

 

Seconda parte: giardini e natura

La sala successiva è dedicata all’arte del giardinaggio e alla cultura della festa. I giardini di Versailles diventano un modello di riferimento in tutta Europa e la ricerca di ordine, simmetria e centralizzazione un’espressione di potere e rappresentanza. Così la cultura del giardinaggio francese viene adattata con sorprendente rapidità a Soletta, Berna e Basilea, come dimostrano i progetti illustrati. La dieta dei Confederati, fino ad allora piuttosto monotona, viene arricchita dalle nuove varietà di verdure introdotte dai rifugiati ugonotti. Ma il giardino è anche un luogo di relax e la cornice ideale per ospitare feste sfarzose, come dimostra un piccolo palco con strumenti barocchi e una postazione audio. Spettacoli lirici, musicali e di danza sono parte integrante della vita di corte. Nell’arte figurativa, il paesaggio si afferma come un genere pittorico indipendente. Artisti svizzeri come Albrecht Kauw e Felix Meyer si concentrano sulla topografia e sui fenomeni naturali del paesaggio locale.

 

Terza parte: interni e moda

Il grandioso arazzo della «Manufacture des Gobelins» a Parigi rappresenta in modo esemplare la supremazia della Francia sotto il regno assolutista di Luigi XIV, non solo dal punto di vista politico ma anche nel campo della decorazione d’interni, dell’artigianato artistico e della moda. Lo stile di abbigliamento spagnolo, raffigurato nel ritratto di Diego Velázquez della regina di Spagna, cede il passo a metà del XVII secolo alla moda più frivola in voga presso la corte francese. La Svizzera, come il resto dell’Europa, si ispira alla moda di lusso proveniente dalla Francia: non a caso, l’abito da donna più diffuso all’epoca si chiama «Robe à la française». E mentre, grazie alla politica protezionistica e mercantilistica di Luigi XIV, Lione si sviluppa come centro della seta, in Svizzera sorgono in questo periodo anche importanti centri protoindustriali per il tessile e l’orologeria.La tavola barocca, imbandita a festa con argenteria della Svizzera francese e allestita di fronte all’arazzo, mostra come la raffinatezza delle buone maniere a tavola nelle corti europee abbia influenzato anche l’alta società svizzera. Altri oggetti di pregio, tra cui il servizio della manifattura di porcellana di Meissen con le sue cineserie o la preziosa scatola laccata di Amsterdam, sono una testimonianza tangibile degli scambi internazionali dell’epoca.

 

Quarta parte: sapere e arte

La progressiva colonizzazione dell’America del Nord e del Sud e l’espansione delle reti commerciali mondiali portano, da un lato, allo sfruttamento e alle crisi, dall’altro all’arricchimento e alla circolazione accelerata di beni e conoscenze. Come nuovi strumenti scientifici, il telescopio e il microscopio incarnano la nuova concezione della visione del mondo. Personalità svizzere come Johann Jakob Scheuchzer, Maria Sibylla Merian e Jost Bürgi partecipano alla ricerca empirica sulla natura, in un’epoca segnata dai viaggi di artisti e studiosi e dalla fondazione di accademie, osservatori e collezioni.Il dipinto di Cornelis I de Baellieur raffigurante una galleria d’arte mostra come la conoscenza del mondo sia raccolta, presentata e discussa attraverso un’ampia varietà di oggetti e opere. Gli oggetti esposti, come le miniature di Joseph Werner o Anna Waser, le medaglie coniate e gli elaborati calici nautilus, fanno parte delle collezioni barocche tanto quanto i disegni paesaggistici e i dipinti di vario genere. La natura morta di Simon Luttichuys è un perfetto esempio dell’interesse per il collezionismo e il commercio dell’epoca. In mezzo a tutto questo splendore e opulenza, guerre, carestie ed epidemie mettono in evidenza la caducità umana, creando un terreno fertile per lo scetticismo e la malinconia. Nell’arte, il «memento mori» (ricordati che devi morire) diventa un principio guida, come nella natura morta Vanitas del pittore svizzero Georg Gsell.

 

Epilogo: il barocco dopo il barocco

La mostra si conclude con un ampio dipinto su vetro realizzato dalla coppia di architetti zurighesi Trix e Robert Haussmann, che riprende con una tenda immaginaria l’idea barocca dell’illusione dello spazio. Quest’opera degli anni Settanta è un esempio del rilancio di elementi barocchi nel XX secolo. In questo periodo il concetto di barocco torna di moda, in particolare attraverso l’opera «Le Pli» (pubblicata in italiano con il titolo «La Piega. Leibniz e il Barocco») del filosofo Gilles Deleuze, e non viene più utilizzato solo per designare un’epoca o uno stile ma assume una connotazione creativa, applicabile quasi universalmente. Questa estensione di significato permette di portare nel presente concetti che erano comuni nel periodo barocco.

 

www.landesmuseum.ch