Presso la Galerie le Château d’Eau, prestigioso centro per la fotografia di Tolosa, la mostra “West”, che presenta per la prima volta al pubblico l’ultimo lavoro di Francesco Jodice. Curata da Matteo Balduzzi la mostra sarà aperta al pubblico fino al 2 aprile 2023.
L’esposizione rientra in un articolato progetto promosso dal Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo in collaborazione con la Galerie le Château d’Eau, vincitore della X edizione (2021) diItalian Council, Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura. Questa occasione ha permesso all’artista di portare a compimento una ricerca iniziata nel 2014.

Il progetto si è strutturato in un terzo e ultimo viaggio negli Stati Uniti dal 15 agosto al 20 ottobre 2022, nella organizzazione di un seminario di studi presso l’arc en rêve centre d'architecture a Bordeaux, curato da Francesco Zanot con Fabrizio Gallanti, Simon Njami, The Postcommodity Collective, Martha A. Sandweiss e Matteo Balduzzi, e nella pubblicazione di un libro e creazione di un nucleo di 26 opere che, dopo la mostra, entreranno a far parte della collezione del Mufoco.
IL PROGETTO
“West” è una piattaforma di osservazione sull'ultimo grande impero occidentale. Racconta il sorgere e il declino dell’impero americano, in un arco di tempo che per l’autore dura 160 anni - “il lungo secolo americano” -, a partire dalla “corsa all’oro” con la scoperta della prima pepita, il 2 gennaio del 1848, fino al fallimento della Lehman Brothers, il 15 settembre del 2008, e alla crisi finanziaria mondiale che ne derivò. Due momenti epocali simili per il loro forte legame con il territorio, lo spazio e la sua occupazione, accumunati da un unico protagonista principale, il denaro, generatore di una ricchezza immediata, opulenta e immeritata.
“West” non è però solo un progetto sulla storia americana, ma sullo sterminato immaginario che questa ha generato e diffuso in tutto il mondo. Un modo per leggere la nostra storia, la storia dell’Occidente come modello culturale e politico.
Il territorio scelto per questa indagine è il west americano, dalla costa del Pacifico ai deserti, attraverso 11 dei 14 Stati dove avvenne la ricerca dell’oro: partendo da Sutter’s Mill, in California, dove fu ritrovata la prima pepita, per arrivare a Madrid, una ghost town situata 30 miglia a sud ovest di Santa Fe in New Mexico. Questi luoghi sono per Jodice una metafora, per raccontare la storia della violenza e della ricchezza dell’occidente, fatta anche di favolose meraviglie, ma principalmente dominata dalla ricerca di un’opulenza portatrice di sofferenze e dominazioni.
Nel 2020, in occasione di un primo viaggio esplorativo, Jodice comincia a riflettere su come proprio queste terre contenessero tutti gli elementi di un racconto che da tempo voleva realizzare. La geografia del progetto, il fulcro dell'intero lavoro si ritrovano nella peculiarità geologica di quest’area, una delle più antiche strutture geologiche del pianeta, disseminata di ruderi archeologici (miniere, ghost town, complessi e infrastrutture abbandonate) e da numerose tracce delle recenti colonizzazioni (Hollywood, NASA, film western, l'industria militare, Blade Runner, Silicon Valley, Comunità utopiche, energia nucleare ecc.).
Francesco Jodice si è da sempre nutrito di questo smisurato immaginario. Compie quindi tre lunghi viaggi nel 2014, 2017 e 2022, ritornando più volte in alcuni dei siti già esplorati, alla ricerca dei motivi ricorrenti di questa vicenda, delle ragioni del suo irresistibile successo e dei segni del suo fallimento.
Alla Galerie le Château d’Eau sono esposte per la prima volta 14 opere di grande medio e grande formato, intercalate da una serie di fotografie dello stesso Jodice, considerate riferimenti teorici del progetto, tra cui le due immagini simbolo che aprono e chiudono il percorso espositivo: il ritrovamento della prima pepita d’oro (1848) e il grafico del crollo della Lehman Brothers alla borsa di New York (2008).
Completano il percorso espositivo una mappa di otto metri per due e mezzo che ricostruisce le tappe dei viaggi di Jodice negli Stati Uniti, materiale d'archivio relativo alla storia economica, geologica, politica e culturale dell’epoca presa in esame e una raccolta di scritti contenenti importanti chiavi di lettura dell’intero lavoro.
La mostra è accompagnata dal libro “After the West”, pubblicato da Lamaindonne, in doppia edizione francese e inglese, con un’introduzione di Francesco Zanot e una conversazione tra Matteo Balduzzi e Francesco Jodice.
Nato a Napoli nel 1967, Francesco Jodice vive oggi a Milano. La sua ricerca artistica indaga i mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo, con particolare attenzione ai fenomeni di antropologia urbana e alla produzione di nuovi processi di partecipazione. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e geopolitica, proponendo la pratica artistica come poetica civile. Insegna al Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali e al Master in Photography and Visual Design presso NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano. È tra i fondatori dei collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato a grandi mostre collettive come Documenta, la Biennale di Venezia, la Biennale di São Paulo, la Triennale dell’ICP di New York, la seconda Biennale di Yinchuan, e ha esposto al Castello di Rivoli (Torino), alla Tate Modern (Londra) e al Prado (Madrid). Tra i suoi progetti principali si citano l’atlante fotografico What We Want, un osservatorio sulle modificazioni del paesaggio in quanto proiezione dei desideri collettivi, l’archivio di pedinamenti urbani The Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers. I suoi lavori più recenti – Atlante, American Recordings, WEST e Rivoluzioni – esplorano i possibili scenari futuri dell’Occidente.
In occasione del suo ultimo viaggio negli Stati Uniti l’artista ha condiviso con il pubblico una “performance per immagini” ancora fruibile sul suo profilo Instagram (@francesco_jodice). Giorno dopo giorno, l’artista ha pubblicato, commentandole, immagini relative alle geografie, i luoghi, i testi, gli incontri, le interviste, i reperti e infine le opere.