21Gallery ospita nella propria sede a Villorba, nel cuore del TAD (Treviso Arts District), la mostra “Incontri Ravvicinati” di Cristiano Pintaldi, uno dei più interessanti e affermati pittori italiani della generazione emersa negli anni ’90. L’esposizione, a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio, sarà aperta al pubblico sino al 9 aprile.


Fin dai suoi esordi, l’artista affascina il pubblico per la sua straordinaria tecnica, grazie alla quale riesce a riprodurre qualsiasi immagine e colore, utilizzando soltanto tinte di rosso, verde e blu, disposte in milioni di pixel sulla tela. Riproducendo a mano la tecnologia che permette alle immagini di comparire su uno schermo televisivo, Pintaldi realizza dipinti unici ed inimitabili che hanno fatto il giro del mondo e sono stati esposti in musei come il MAXXI – che possiede una sua opera nella collezione permanente – il MACRO o la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea. Le sue opere sono state acquisite nelle collezioni del Castello di Rivoli Museo d'Arte Contemporanea di Rivoli (Torino), del MART, nella collezione VAF – Stiftung (Trento), del CAMeC Centro d’Arte Moderna e Contemporanea di La Spezia e sono state esposte su palcoscenici internazionali da Singapore a Londra, fino ad uno degli eventi collaterali della Biennale di Venezia.
Il mondo di Pintaldi nasce e si muove intorno alla televisione e alle immagini che film, serie o notiziari internazionali hanno trasformato in icone. Molto prima dell’esplosione dei social network e del fenomeno delle fake news, l’artista ha iniziato ad esplorare il processo che fa di una notizia o di una storia un pezzo di memoria collettiva, anche se in pochissimi hanno potuto osservarla dal vero. In particolare, il fenomeno degli avvistamenti di UFO affascina da sempre l’artista, fino a diventare un motivo ricorrente nel suo lavoro. Nei suoi quadri compaiono volti noti dei film del passato, ma anche frame tratti dalle serie globali come La Casa di Carta o Squid Game, dove ogni volta lo spettatore si ritrova in dialogo diretto, coinvolto nella scena, che compare soltanto se osserva il dipinto ad una certa distanza. Sorprendente è l’esperienza nella quale la combinazione di pixel rossi, verdi e blu produce un’immagine in bianco e nero.
“Quello che differenzia il mio lavoro da quello di altri artisti – afferma Pintaldi - è il modus operandi: il colore scelto, il colore finale che percepisce l’osservatore nel dipinto è invisibile a me durante il processo. È il risultato di una combinazione di tre colori stesi sulla tela in momenti diversi, sistemati uno vicino all’altro e mai mescolati; il “pennello” è guidato solo dal mio istinto”.
“La natura delle nostre percezioni, il sottile, ineffabile, confine tra realtà e sogno, il rapporto tra anima e natura, verità e illusione, intuizione e progetto: sono temi che già interrogavano i filosofi greci e hanno acceso dibattiti per millenni. Per questo, possiamo dire che il lavoro di Pintaldi costituisce una tappa all’interno del percorso filosofico universale, un punto di vista che non teme di prendere posizione nella secolare investigazione che cerca di assegnare all’essere umano un posto nel mondo”, scrive il curatore Costantino D’Orazio, nel testo in catalogo.
Il fulmine che ha colpito il crocifisso sulla cupola di San Pietro durante un temporale alle 17.56 dell’11 febbraio 2013, il giorno in cui Benedetto XVI annunciò le proprie dimissioni; l’attimo in cui un UFO compare accanto al vulcano Sakurajima, in Costa Rica, mentre erutta; ma anche il momento dell’impatto tra il Boeing 737 della United Airlines e una delle Twin Towers: sono istanti radicati nella nostra anima, che Pintaldi estrae per costringerci a non nasconderli nel cantone più recondito della nostra coscienza, dove non possono fare male a nessuno. Sono quadri che scavano nella storia e non temono di mostrare quelle paure che da molti anni il mondo cerca di rimuovere o minimizzare.
Sono scene che la maggior parte di noi, ma soprattutto l’artista, ha visto soltanto attraverso lo schermo o una proiezione; eppure le avvertiamo concrete e reali, perché a loro sono legate emozioni forti e reazioni individuali, proprio come se le avessimo vissute dal vero.
Pintaldi nasce nel 1970 a Roma, dove vive e lavora. Cresciuto in una famiglia di pubblicitari appassionati d’arte, dal 1991 ha cominciato a usare solo i tre colori primari, rosso, verde e blu, su uno sfondo nero, accostandoli nello stesso modo in cui i pixel si dispongono per dare vita all’immagine sullo schermo televisivo. I soggetti scelti – che sono tratti dalla cultura popolare, dai programmi televisivi, dai cartoni animati, dai film cult di fantascienza e dai film di Kubrick – sono così scomposti in pixel, che però sono, di fatto, creati dall’artista con una mascherina di un centimetro quadrato che comprende al suo interno tre segni paralleli verticali dei tre colori. Pintaldi applica numerosi strati di pittura con l’aerografo, lavorando su tre livelli, uno per volta, e scoprendo l’effetto solamente a fine lavoro. Tra le immagini simbolo ci sono: l’alieno, l’UFO, il fulmine, il Papa, la maschera, che, con altre, sono per l’artista in qualche modo delle chiavi d’interpretazione della realtà in cui viviamo. L’abile riduzione dello spettro dei colori operata da Pintaldi instaura un dialogo tra colori e forme, forzandoci a investigare sia i limiti, sia la sintesi, tra realtà e finzione.
Le sue opere si trovano in collezioni pubbliche a Roma nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna, nel MAXXI Museo d’Arte Contemporanea del XXI secolo, nel MACRO Museo d’Arte Contemporanea e nel Museo d’Arte Moderna di La Spezia.
Pintaldi ha preso parte a numerose mostre collettive e personali. Tra le ultime monografiche si ricordano “Lucid dreams” (2011), curata da Achille Bonito Oliva nell’Ex Cantiere Navale di Venezia, come evento collaterale della LIV Esposizione Internazionale d’Arte Biennale, "Suspended Animation", curata da Gianluca Marziani presso il Museo Scientifico e di Ricerca dell’Accademia Russa di Belle Arti di San Pietroburgo e presso la Galleria Partner&Mucciaccia di Singapore (2014), “Dalla materia alla luce”, a cura di stella Santacatterina presso il MACRO Museo d'Arte Contemporanea di Roma (2015).