La mostra,  aperta al pubblico fino al 30 giugno nei locali di Villa Cernigliaro (Sordevolo, Biella), ospita Mauro Panichella, un giovane  artista seguito e promosso da Caterina Gualco, curatrice della mostra oltre che gallerista e operatrice culturale che attraverso la galleria genovese Unimediamodern da più di mezzo secolo ha portato avanti in Italia l'arte contemporanea di avanguardia, in particolare il movimento Fluxus. Foto e servizio Paola Zorzi.

Anche con Mauro Panichella a Villa Cernigliaro ci troviamo di fronte ad una nuova generazione di artisti che in questi anni sono riusciti a dimostrare una loro particolare identità e sensibilità artistica.  La complessità, che ormai corrisponde ad un'immagine del mondo restituitaci dalla ricerca scientifica e da un pensiero in continua evoluzione, è ciò con cui Panichella si confronta senza rinunciare ad una  razionalità che in questo caso, scevra da ogni dogmatismo, ci invita ad una riflessione e confronto con una realtà contraddittoria in cui gli opposti dimostrano di essere talvolta complementari. Un approccio binario  dove al singolare e ad un plurale generalizzante viene aggiunto il "numero" duale, non in nome di  una semplice conciliazione degli opposti ma di  interessanti momenti di interazione e complementarietà.

 

 

E' così con l'opera "Non sunt multiplicanda entia sine necessitate", (Telescopio, microscopio, treppiede, 200x120x80 cm, 2022), un telescopio che "sembra sbirciare all’interno di un microscopio" (M.Panichella). Ed in effetti abbiamo potuto constatare come, quanto più la ricerca si inabissa nell'infinitamente piccolo, tanto più questa è in grado di  restituirci visioni e conoscenze legate a livelli del reale tali da allargare ulteriormente i nostri orizzonti verso il macroscopico... 

I due livelli di approccio si intersecano, si sommano talvolta. In questo caso, la problematica è  affrontata artisticamente, quasi ironicamente da questi due strumenti che paiono acquisire sembianze antropomorfe e che, a quel punto, sembrano interpretare sentimenti quali il nostro stupore, la nostra curiosità, le nostre speranze. Ma, accanto a tutto ciò, ci restituiscono anche le coordinate, i sempre  nuovi  limiti entro quali oggi l'essere umano si sente calato all'interno dell'universo.

In tal senso nei testi di Panichella può apparire strana la citazione di Tolomeo  (sistema geocentrico) in questo caso però legata al tracciare linee atte ad individuare delle costellazioni...  

Mauro Panichella, presente all'inaugurazione di questa mostra, ha sottolineato anche come spingendo i due strumenti al limite, le immagini che ne escono siano simili. Due immagini in cui forse è l'assenza a dominare: il telescopio perché proiettato sempre oltre e il microscopio in quanto eclissato dalla luce propria della materia nella sua componente atomica elementare. 

Anche nell'opera "Arco della pioggia", in inglese rainbow (arcobaleno), è come se l'artista gettasse un ponte fra terra e cielo. Le sottili canaline di vetro che costituiscono parte dell'opera, sono realizzate ad hoc per essere illuminate attraverso il neon ed hanno forme ricavate da immagini fotografiche di fulmini scattate dall'artista stesso. Da un lato la luce, eterea quasi immateriale che si proietta verso l'alto,  dall'altro l'arco di una scala in legno, concretamente poggiata e rivolta verso terra. Sempre l'artista afferma come la forma a saetta, serpeggiante (del neon) sia molto evocativa, utilizzata sia nell'antichità (mitologia) che attraverso la presenza di un serpente durante le danze di propiziazione della pioggia degli indiani d'America da cui (anche qui) emergerebbe il dualismo dello stretto legame tra terra e cielo.  

Per quanto riguarda l'opera "Standstil"  questa si concretizza attraverso una stampa fotografica. Un notturno in cui  è possibile rintracciare il cielo stellato e un uomo di spalle compreso in un alone di luce da cui emerge nello sfondo un ambiente boschivo. L'opera realizzata successivamente al periodo di isolamento dovuto alla pandemia non è drammatica ma quasi romantica, un barlume di luce e un cielo stellato che indicano l'uscita dal tunnel oscuro di quel periodo. 

 

Ma è l'artista stesso che attraverso le sue parole ci indica il percorso attraverso cui è giunto alle opere in esposizione attraverso l'estratto dal comunicato stampa redatto da Caterina Gualco (Genova 23 maggio 2023):

"- Nella progettazione di un opera percorro continuamente strade contraddittorie. Spesso mi sento estremamente vicino a colui che, razionalmente, cerca di mettere ordine al caos (lo sto facendo anche in questo momento, mentre scrivo queste parole), come Tolomeo quando individua le costellazioni tracciando delle linee, anch’io accedo ai miei pensieri e alle mie ricerche in modo scientifico, letteralmente mettendo insieme i pezzi di un puzzle. Sebbene l’atto del “riunire” e quello dello “spargere” traccino due sentieri che si muovono in direzione opposta, sono in realtà, per il mio lavoro, condizioni complementari; come lo è, ad esempio, l’inspirare in rapporto all’espirare. Il tempo di un respiro nel paradosso della creazione…

Così come il macroscopico si riflette all’interno del microscopico, nell’installazione Non sunt multiplicanda entia sine necessitate, un telescopio punta verso il basso e sembra sbirciare all’interno di un microscopio. La ricerca dell’infinitamente grande all’interno dell'infinitamente piccolo. Il telescopio assume quindi, nella sua “curiosità” una forma antropomorfica, quasi ironica. Il nome di quest’opera richiama il celebre principio del rasoio di Occam, secondo il quale a parità di tutte le condizioni di un determinato problema, è da preferire la soluzione più semplice.

 

Arco della Pioggia, legno, acciaio, luci neon, 360x120 cm, 2021

In arco della pioggia l’arcobaleno è un ponte d’unione tra terra e cielo, tra due mondi lontani, tra vita e morte; è un passaggio in due direzioni, l’ascesa o la discesa, il raggiungimento e l’abbandono e in questi aspetti coincide con la simbologia della scala. In tempi recenti l’arcobaleno ha, nell’immaginario comune, assunto il significato di armonia, pace, rispetto per le diversità ed è diventato una bandiera per la comunità LGBT… Come spesso mi succede, anche questo lavoro nasce da un oggetto trovato: una grande scala curva (un oggetto di utilizzo nelle palestre) abbandonata su un marciapiede. Sebbene questo lavoro sia una rappresentazione simbolica di un arcobaleno, non presenta colori. E’ costituita da sette tubi di luce al neon bianchi, sagomati come fulmini/serpenti e disposti simmetricamente nelle fessure tra i pioli della scala." 

INFO: https://www.villacernigliaro.it