Si è aperta a inizio marzo a Città del Messico, all’interno della facoltà di Design dell’Università Anáhuac, la mostra Olivetti in Messico – Design, comunicazione e architettura, a cura del professor Pier Paolo Peruccio e allestita dall’architetto Alessandro Colombo, con l’assistenza museografica di Lilian González, per raccontare la dimensione concreta della politica culturale e industriale di Olivetti in America Latina, con particolare attenzione al ruolo della società nella diffusione della cultura in Messico.

A parlare di questa mostra è un articolo del 14 marzo del portale Punto d’Incontro, da anni specializzato nel raccontare i rapporti tra Italia e Messico, nazione in cui vivono circa 21 mila persone. È stato realizzato un allestimento di 200 opere su una superficie di circa 250 mq, con la composizione degli spazi suddivisa in tre distinte sezioni. Il primo settore è dedicato alla celebrazione dei 110 anni di storia dell’Olivetti, con particolare attenzione al progetto industriale e sociale dell’azienda. Il secondo descrive invece gli anni Cinquanta e Sessanta della compagnia, con l’arrivo dei primi computer e le prime riflessioni sulla sostenibilità ambientale e sul futuro del pianeta. Infine, la terza sezione descrive il ruolo dell’Olivetti in Messico (presente dal 1949), dove negli anni ’60 aprì tre stabilimenti (Apizaco, Tepeaca e Toluca) e si specializzò nella produzione di macchine da scrivere. Nel 1968, in occasione delle Olimpiadi, Olivetti (facendo tesoro delle positive esperienze delle Olimpiadi del 1960 e del 1964) ricevette l’incarico di allestire l’intero sistema mediatico dell’evento, dalla progettazione architettonica dei 19 centri stampa a quella degli arredi, del materiale promozionale e della campagna pubblicitaria dell’evento. Olivetti fornì inoltre tutte le attrezzature tecnologiche (macchine da scrivere, calcolatrici, telefoni, telegrafi e telex) e molti dei materiali grafici che furono integrati nell’identità globale delle Olimpiadi messicane.