A circa tre anni dal lancio della fase di programmazione 2021-2027, il programma Erasmus+ conferma i successi della precedente edizione. Da un’indagine condotta dall’Agenzia Nazionale Erasmus+ INAPP sui partecipanti alle esperienze di mobilità della precedente programmazione, è emerso che il 40% dei giovani che hanno partecipato a tali esperienze ha avuto l’opportunità di lavorare all’estero, il 57% si è convinto grazie all’esperienza a proseguire gli studi e il 35% ha trovato un lavoro adeguato al proprio profilo.

Volgendo lo sguardo all’attuale fase di programmazione, sono già oltre 19mila i partecipanti alle esperienze di mobilità già realizzate dal 2021 ad oggi, perlopiù ragazzi tra i 15-19 anni, provenienti da tutte le regioni italiane, in particolare da Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia. E il loro numero sembra destinato ad aumentare, visto che nei progetti finanziati dal 2021 al 2023 il numero complessivo dei partecipanti previsti è di circa 34mila. Le loro destinazioni più ambite sono Spagna, Irlanda e Malta, seguite da Francia e Germania. Mentre come Paese ospitante l’Italia è la seconda destinazione più apprezzata delle esperienze di mobilità Erasmus+ del settore istruzione e formazione professionale, dopo la Spagna e prima di Irlanda e Portogallo. Alcuni di questi dati saranno presentati oggi nel corso dell’evento “Il Programma Erasmus+ 2021-2027 verso la valutazione di medio periodo”, evento di punta della settima edizione della Settimana europea delle competenze professionali, l’iniziativa promossa dalla Commissione europea dal 23 al 27 ottobre. “Dai dati emerge sempre più il profilo di una generazione Erasmus-millennium – ha dichiarato il prof. Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – Una generazione che ha interiorizzato il valore del viaggiare in Europa come opportunità di sviluppo delle proprie competenze sociali, trasversali e professionali. L’esperienza, infatti, da un lato si rivela efficace per acquisire competenze professionali specifiche, immediatamente spendibili nel mercato del lavoro. Dall’altro consente anche lo sviluppo di soft skill, come l’abilità di lavorare in gruppo, il pensiero creativo, la capacità di risolvere i problemi, la capacità di approcci internazionali e multiculturali, caratteristiche queste sempre più spesso ricercate dai datori di lavoro per far fronte ad un’economia globalizzata e in rapido mutamento”.