Basta camminare per il centro di qualche città (non per forza metropoli) per trovare una sempre crescente gamma di luoghi in cui gustare il celebre poke. Quella che pochi anni fa sembrava una semplice moda passeggera, forse buona più per qualche post su Instagram che per placare gli appetiti dei clienti, è invece una realtà sempre più concreta e fiorente, con numerosi franchising che aprono store e negozi in tutte le regioni, pronti ad accogliere i clienti o ad arrivare a casa loro grazie al delivery.

Per chi non lo avesse mai assaggiato, a quanto pare sono rimasti ancora in pochi, il primo impatto con il poke può apparire curioso; d’altronde, stiamo pur sempre parlando di un piatto che strizza l’occhio alla tradizione culinaria delle Hawaii. La bowl, il contenitore, è in vari formati, dai più piccoli a quelli capaci di saziare anche i più affamati ed è composta, al suo interno, da una base di riso (bianco o venere solitamente) o, in alternativa, da insalata o spinacino. Poi, il cliente, si sbizzarrisce. Si scelgono le componenti vegetali, dove è possibile creare abbinamenti curiosi come ananas e pomodorini o avocado e cavolo cappuccio, le proteine, solitamente pollo o pesce, i carboidrati e le componenti croccanti, fino ad arrivare alle salse, da quelle più dolci a quelle gustosamente piccanti. Ogni poke è personalizzabile, la sua praticità permette di consumarlo davvero ovunque, che sia comodamente seduti al parco o su un treno; si mangia freddo, quindi chi sceglie di ordinarlo in modalità delivery non dovrà nemmeno preoccuparsi di doverlo riscaldare. E poi c’è la componente legata al nutrimento salutare, centrale nel consumo di poke. A ben pensarci, questa pietanza sta un po’ seguendo il solco tracciato, anni addietro, dai ristoranti di sushi: considerati all’inizio una meteora, sono diventati sempre più una presenza costante nelle città e nel favore dei gusti degli italiani, tanto da diventare una proposta ricorrente quando si deve scegliere dove andare fuori a mangiare. Un percorso che sta facendo anche la cultura del poke, tanto che questo piatto lo scorso febbraio è stato preso in considerazione pure dall’Istat, che lo ha inserito tra i prodotti alimentari entrati nel paniere 2022 degli italiani e si stima che, tra due anni, il giro d’affari di questa pietanza in Italia raggiungerà i 143 milioni di euro. Insomma, altroché moda: il poke è una solidissima realtà nei gusti mangerecci degli italiani.