Un’alimentazione più consapevole e attenta è il primo passo per la tutela del mondo. No, non si tratta di un facile eufemismo, né di una frase fatta, quanto del Manifesto “Io Mangio il giusto” curato dall’organizzazione di cooperazione internazionale Cospe e che si focalizza sull’impatto che la nostra alimentazione ha sull’Amazzonia.

Sembra incredibile ma un cambiamento delle nostre abitudini potrebbe essere il volano per la tutela del celebre polmone verde del mondo.  Il documento vuole essere un modo per sostenere in maniera consapevole e concreta la resistenza dei popoli custodi della foresta amazzonica. Così la vicepresidente di Cospe Eleonora Migno: “I dati parlano chiaro: il 90% delle terre deforestate nelle aree tropicali diventano pascoli e piantagioni di soia, per garantire carne ai consumatori cinesi, europei, nordamericani e super-profitti a tutti gli attori di questa economia. In Amazzonia, nella prima metà del 2022 sono stati perduti in questo modo 3.988 chilometri quadrati di foresta. Non c’è più tempo. Tutti siamo chiamati a fare qualcosa e a dare il nostro contributo con le scelte che facciamo a tavola. Cambiare i nostri stili di vita alimentare non è più solo possibile, è necessario”. La Fao, a tal proposito, ha confermato che nel trentennio 1990-2020 sono andati persi a causa della deforestazione 420 milioni di ettari di foresta, un’area più grande dell’Unione Europea; a proposito di UE, si stima che i suoi consumi  rappresentino circa il 10% della deforestazione globale. Certo, le istituzioni non sono inermi davanti a tutto ciò. Il Parlamento europeo, infatti, ha recentemente approvato la sua posizione sulla proposta della Commissione Europea di un regolamento sui prodotti privi di deforestazione per fermare appunto la deforestazione globale, evidenziando che per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità a livello mondiale devono essere ammessi sul mercato Ue solo i prodotti privi di deforestazione. Non si dimentichi, inoltre, che deforestazione fa rima anche con distruzione della casa e della terra delle popolazioni indigene che vivono questi luoghi da sempre. “Difendere i diritti della natura e dei popoli della foresta significa, infatti, opporsi ad un modello economico e ad una globalizzazione senza regole e senza etica. Ricordando quale sia l’impatto che ha la nostra dieta europea sulla foresta tropicale e come possiamo cambiare i nostri stili di vita per evitare di diventare corresponsabili della deforestazione” il commento di Eleonora Migno.