Più della metà dei lavoratori italiani lamenta scarse prospettive di carriera e livelli di impegno fisico e di stress troppo elevati sul posto di lavoro. Mentre la maggioranza degli intervistati percepisce come abbastanza adeguati: retribuzione, orari, riconoscimento del merito e supporto relazionale. Emerge una qualità disuguale del lavoro italiano.

Per le donne delle generazioni X e Millennials, l’ingresso nel mondo occupazionale avviene tre anni in ritardo rispetto ai maschi. E impiegano un mese in più a uscire dal primo episodio di disoccupazione. Sono alcuni degli ultimi dati restituiti da “Italian Lives” (Ita.Li), l’indagine longitudinale e pluriennale quanti-qualitativa promossa dall’Istituto IASSC del dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università di Milano-Bicocca, che si basa su un campione di 5mila famiglie, per un totale di 9mila individui che appartengono a 280 Comuni di tutta Italia. Una survey realizzata nel 2019 per ricostruire il corso di vita di tutti i membri delle famiglie selezionate dal momento della nascita a quello dell’intervista, in relazione a diversi ambiti, tra i quali la mobilità geografica, l’istruzione, la carriera lavorativa, la costituzione delle unioni e la nascita dei figli. I dati sono stati presentati all’Università di Milano-Bicocca durante l’incontro di inaugurazione della settima edizione del Festival delle Trasformazioni, la rassegna di eventi, dibattiti e mostre organizzata dal dipartimento di Sociologia e ricerca sociale dell’ateneo milanese e da Rete Cultura Vigevano, che quest’anno ha come tema principale “Vita & lavoro: gli orizzonti del domani” e continuerà fino al 1° ottobre. L’incontro è stato aperto dai saluti della rettrice dell’Università di Milano-Bicocca, Giovanna Iannantuoni, e della direttrice del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale, Sonia Stefanizzi. Dalle domande di Ita.Li dedicate alla qualità del lavoro, rivolte a circa 4mila soggetti «emergono gli aspetti ritenuti meno attraenti – spiega Serafino Negrelli, docente dell’Ateneo, direttore dell’Istituto IASSC e direttore scientifico del Festival – che potrebbero essere all’origine del crescente mismatch tra domanda e offerta, ovvero di scelte di rifiuto, dimissioni e/o cambiamento da parte dei lavoratori. Il Bollettino Excelsior di settembre, realizzato da Unioncamere con Anpal riporta che dei 531mila profili di offerte di lavoro, ben il 48 per cento resterà vacante». E così, dai dati raccolti si ricava che il 54,4 per cento del campione ritiene scarse le prospettive di carriera. Il 56,2 per cento ritiene che il lavoro lo impegni molto fisicamente e il 59,3 per cento si sente sotto pressione per ritmi e scadenze temporali. «Un dato confermato purtroppo da livelli ormai intollerabili di infortuni e morti», sottolinea Negrelli. Il 60 per cento del campione concorda invece che la retribuzione sia adeguata, che il lavoro svolto abbia un adeguato riconoscimento, che gli orari di lavoro, al di là dei ritmi stressanti, si concilino abbastanza con gli impegni familiari e sociali e il 58,2 per cento degli intervistati sostiene di ricevere supporto e aiuto da colleghi e vertici. Dalle analisi condotte sempre sui dati Ita.Li da Mario Lucchini, Davide Bussi, Carlotta Piazzoni, rispettivamente professore e ricercatori del dipartimento di Sociologia dell’Università di Milano-Bicocca, emerge «un innalzamento progressivo dell’età di completamento degli studi e un conseguente ritardo dell’ingresso nel mercato del lavoro, della costituzione delle unioni matrimoniali e della genitorialità».