In questi anni le banche europee hanno fatto progressi enormi ed il banco di prova più importante è stata proprio la pandemia, rivelandosi parte attiva della soluzione del problema. Oggi, ancora molto rimane da fare: ci sono vecchie e nuove sfide da affrontare, come la guerra in Ucraina, oltre alla digitalizzazione ed il cambiamento climatico. Proprio con questa guerra in corso, l’Europa è stata posta al centro del mondo. Ma come per la pandemia abbiamo assistito ad una salute più unita, anche per la difesa la strada è tracciata.

Anche le banche europee sapranno cogliere queste sfide per unirsi e consolidarsi? Sulle infinite sfide che le banche europee sono chiamate ad affrontare, al Festival Economia di Trento, Isabella Bufacchi, giornalista, corrispondente da Francoforte per Il Sole 24 Ore intervista Andrea Enria, Presidente del Consiglio Vigilanza della BCE. L’Europa ha un settore bancario globale, il sistema più grande al mondo, ma se guardiamo la dimensione in termini di valutazione del mercato, la prima banca europea è solo al 27° posto. Il problema è di valutazione, una valutazione molto bassa, perché le banche europee hanno una redditività molto contenuta causata da problematiche importanti come la capacità di accesso al credito e politiche di supporto pubblico inadeguate. Ormai da tempo, le banche europee sono chiamate a diventare più efficienti, più digitalizzate ed a ripensare il proprio business mix. Fatto sta che gli istituti che hanno già intrapreso questa strada, hanno recuperato di molto sul mercato. In generale, le banche europee hanno perso sul mercato globale anche su ultimamente c’è una leggera ripresa. Dopo la Brexit alcune dinamiche non state del tutto capite. La reazione delle banche globali è stata cercare di minimizzare l’impatto, sviluppandosi sul mercato europeo e guardando ad esso come un mercato integrato, distribuendo prodotti in maniera integrata e sviluppando banche digitali. L’auspicio è che questo spinga le banche europee a ripensare la propria strategia.