La contraffazione del made in Italy continua a sottrarre risorse e lavoro ai nostri produttori, favorita anche dalla guerra che ha reso più difficile gli scambi commerciali. Ne è sicuro Andrea Michele Tiso, presidente nazionale di Confeuro, che ha spiegato: “il valore del mercato dell’Italian Sounding ha raggiunto 120 miliardi, un giro d’affari impressionante che fa comprendere quanto sia ancora diffuso questo fenomeno. Si stima infatti che nel mondo ben due prodotti agroalimentari su tre con nomi dal suono italiano siano falsi e senza alcun legame con il nostro Paese”.


“I contraffattori prendono di mira specialità nostrane come i formaggi, il parmigiano su tutti, ma anche salumi, olio e conserve di pomodori – continua Tiso -. Il prossimo esecutivo dovrà impegnarsi a fondo per stringere accordi a livello internazionale ed europeo per combattere questa forma di concorrenza sleale che coinvolge anche Paesi ricchi come gli Stati uniti”.
“L’Unione europea ha elaborato regolamenti e direttive molto dettagliati sull’agroalimentare dei Paesi membri, ma non è finora riuscita a tutelare il nome delle produzioni tipiche. Mentre si discute di etichette alimentari e di corretta informazione del consumatore non si può tralasciare il nodo cruciale della contraffazione, che colpisce in primis l’Italia ma dovrebbe interessare in egual misura gli altri Paesi al fine di assicurare una concorrenza leale all’interno dell’Unione”, ha concluso il Presidente di Confeuro.