GA11054666Graziano Arici, ha scoperto la fotografia in età giovanile,  all’inizio un  passatempo, costoso, ma necessario a sviluppare la sua vena artistica che poi non l’ha più lasciato. Veneziano di origine, la sua famiglia stabile da quattrocento anni, nella città lagunare, studia sociologia a Trento, per poi darsi completamente al lavoro di fotografo a circa l’età di ventinove anni. 

Nella foto a sinistra Graziano Arici in un ritratto di Pipilotti Ris

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Da li molti progetti, molte foto, e viaggi,  e quest’anno la decisione di lasciare la sua eredità culturale alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia, alla quale ha donato tutto il suo archivio fofografico che è stato stimato monetariamente parlando, per svariati milioni di euro. Un gesto importante, un contributo alla cultura, che il Presidente della Repubblica Mattarella, gli ha riconosciuto nominandolo Cavaliere alla Cultura, un titolo e un riconoscimento che ad Arici, ha fatto molto piacere, come  la sua partecipazione  alla Biennale di Fotografia a Mosca, dove una delle sue foto della Piazza Rossa, è stata scelta come manifesto della Biennale. 

Un’altro artista, che nonostante abbia lasciato l’Italia, ha regalato al suo paese un’eredità culturale immensa usufruibile a tutti.

Raggiunto telefonicamente nella sua casa atelier di Arles, gentilmente Graziano Arici, mi ha rilasciato una bella intervista:

 

GA004549A che età hai fatto la tua prima fotografia e che cosa hai fotografato?

Ho iniziato molto presto, avevo quindici anni da prima come un hobbie, che al tempo era molto costoso,  che poi mi ha sempre di più appassionato fino a diventare il mio lavoro. Io abito a Arles, da molti anni, ho preso una casa venti anni fa e non mi sono più spostato. In Italia vado sempre di meno, faccio molti viaggi per lavoro per le mie mostre per  le mie foto, cosi alla fine torno volentieri qui alla base.

A che cosa stai lavorando adesso?

Da otto anni faccio lavori personali, cioè ho vari progetti in corso, tutti che partono dalle  mie idee e sono lavori che come sbocco di far uscire la mia arte, quello che penso, le mie riflessioni che  si slegano dalla loro realizzazione monetaria o meno. Mi sento molto libero in questo periodo e sono molto produttivo. 

Curi solo il lato artistico…

Esatto.

Lavori in analogico o in digitale?

Ho lavorato anni in analogico, quando però ho visto che le macchine fotografiche digitali producevano lavori di qualità sono passato senza problemi a fotografare in digitale, sono sempre convito che stare al passo con i tempi sia importante. Uno dei più grandi fotografi attuali, Salgado, anche lui usa macchine digitali. Non sono fissato nemmeno con una marca particolare, durante la mia carriera le ho provate tutte, e ho tenuto alcune marche anche per più anni, negli ultimi otto anni ho lavorato semplicemente con il mio iPhone.

Con il tuo lavoro hai fotografato molte persone importanti…

Si il mio lavoro per un periodo è stato fotografare e fare dei ritratti a delle persone famose, in ambito della cultura internazionale, quindi ho conosciuto tutte persone di un certo spessore intellettuale, che hanno contribuito con i loro scritti, scoperte e divulgazioni alla cultura, alla scienza….non ho  mai fatto ritratti di personaggi glamour.Ho il più grande archivio in Europa di artisti e questo mi rende orgoglioso.

 055Preferisci lavorare in bianco e nero o a colori?

Io sperimento sempre e non escludo nulla, lavoro sia a colori che in bianco e nero.

Con che macchina fotografica lavori meglio e perché?

Devo dire che io ho lavorato con tutte le macchine fotografiche possibili, non mi sono mai fissato su marca e modello, sono stato al passo con i tempi, insieme alla mia arte, adesso fotografo molto con il mio iPhone, una bella foto non 

Nel corso della tua carriera hai viaggiato molto, qual’è il viaggio più bello che hai fatto?

C’e ne sono tanti, ma forse quello ad Arles, che poi è diventata la mia città permanente. 

Ci sono delle foto alle quali sei più’ affezionato ? 

Certo, quelle che non ho ancora fatto. 

Hai donato 1.500.000  foto alla Fondazione Querini Stampalia di Venezia ci spieghi questa scelta?

Ho 1.500.000 di fotografie, che equivale ad avere un figlio, perché poi ti poni il problema di dove metterle e dove saranno usate. Ho l’accordo che rimangono mie finché vivo, le ho donate, o meglio lasciate in eredità, perché credo molto nella Fondazione, è un’istituzione tradizionale e istituzionale ma al tempo stesso è sempre stata al passo con i tempi, si è aperta alla modernità, al contemporaneo. E’ un contributo alla cultura, che volevo fare, partecipare attivamente con la mia arte, a lasciare qualcosa di grande consultabile ed usufruibile a tutti. 

Che legame hai con la città di Venezia?

A Venezia sono nato e cresciuto, la mia famiglia era li da quattrocento anni, adesso ci ritorno raramente da quando la città ha preso il suo valore culturale, fino a dieci anni fa i grandi della cultura si trovavano a Venezia era un’occasione reale di contatto tra di noi e di scambio  artistico, l’ho lasciata andare non mi piace il luna park nella quale si è trasformata. Come me poi la pensano anche tanti altri intellettuali, che pian piano l’hanno lasciata, chi resiste li lo fa con fatica e si sforza di accettare  ed adeguarsi al suo cambiamento.

Quale riconoscimento durante la tua carriera ti ha fatto più piacere?

Quest’anno il presidente della Repubblica italiana mi ha nominato cavaliere per motivi culturali, questo perché ho donato il mio archivio alla città di Venezia a me ha fatto molto piacere questo riconoscimento è stimare  chi ha contribuito a produrre patrimonio culturale. la città di Arles mi darà il 12 dicembre una medaglia d’onore e sono tutti riconoscimenti che fanno piacere…

Due anni fa sono stato chiamato alla Biennale della Fotografia di Mosca e hanno scelto una mia foto da mettere nel manifesto dove avevo fotografato la Piazza Rossa, quello anche per me è stato un vero riconoscimento a prescindere dai premi, è stata scelta una mia foto tra le tante di grandissimi altri fotografi, e poi da li ho esposto 200 foto sulla Piazza Rossa. Ho fatto una mostra in Siberia che fatto un successo enorme,  che è la terza città russa, poi ho fatto una mostra anche nel Kazakistan, ad Astana.

Tutti questi progetti poi mi fanno viaggiare molto, conoscere altre culture, insomma è stimolante per il mio lavoro.   

028A che progetto stai lavorando ora?

Adesso sto lavorando ….”Heart of the Darkness", cuore di tenebra, tratto dal libro di Conrad , fatto colori con toni scuri vuole far vedere il mondo verso dove sta andando…e io ne ho una visione pessimista…

 poi un altro progetto che ho chiamato “Lo stato delle cose” in cui metto insieme tutte foto che ho fatto in tanti posti diversi, Londra, Parigi, Siberia, Stati Uniti, per poi collegarle con un filo narrativo e dimostrare come l’est e l’ovest del mondo siano simili, alla fine, penso ci sia una crisi ideale molto forte, che travolge tutto il mondo a prescindere dalla posizione geografica.

Con chi ti piacerebbe lavorare?

Di solito da loro  da solo, ma Josef Koudelka, mi piacerebbe, lui è uno con cui ho parlato molto vedremo…poi ho una mostra in programma con Italo Zanier, stiamo organizzando una mostra con foto sue e mie sulle stesse città, per dare due punti di vista e sono Venezia ed Arles, sarà interessante come due fotografi vedono le stesse cose in maniera diversa. 

Che cosa ci vuole per fare una bella foto?

Una bella foto non dipende dal soggetto fotografato, o dall’obiettivo con il quale si scatta la foto, è la bravura e la sensibilità del fotografo che fa la differenza, ecco perché non tutti possono fare belle foto, ma solo foto, che è un’altra cosa.

 

Nelle foto a sinistra:

 

Gabriel Garcia Marquez 1990 © graziano arici

Gabriel Garcia Marquez 1990 © graziano arici

Russia, Novosibirsk 2018 © graziano arici

Mosca 2016  © graziano arici

 

 

 

 

www.grazianoarici.it