Dopo il libro Mille100undici domande sulla Svizzera e sugli svizzeri, Maurizio Cattaneo, stavolta interroga i ticinesi sul Ticino. Un volume piacevole, a schede, che potrebbe intrattenere a giocare per tante sere ticinesi e non solo. Un libro di successo realizzato con la stessa formula dell’imparare divertendosi, memorizzando con piacere le moltissime informazioni che il docente e scrittore capriaschese allinea e trasmette al lettore. Pensate che per l’introduzione è stato addirittura scomodato un arzillo vecchietto di 200 anni: Stefano Franscini, sì proprio lui, il politico e pedagogista, considerato il padre del moderno sistema educativo della scuola ticinese.

L’autore gli dà la parola e l’illustre invitato, dopo aver ricordato ai lettori qualche caratteristica del Ticino dei suoi tempi (una regione povera e quasi irriconoscibile al giorno d’oggi) dice fra l’altro nel suo testo: “Con la sua opera, che ho ammirato anche per le numerose e accattivanti immagini ,nel Ticino del 1840 non c’erano neppure le macchine fotografiche, Cattaneo ci porta in giro per il Cantone aiutandoci a conoscere la storia, la natura, i personaggi, le particolarità della nostra terra”.

 

 

Dopo Mille100undici domande sulla Svizzera, il suo nuovo lavoro si concentra invece sul Ticino, “Nove100novantanove domande sul Ticino e sui ticinesi”, come è venuta l’idea di creare un volume sul Ticino?

A dire il vero un libro simile l’avevo già fatto 20 anni fa, illustrato dalle fotografie del compianto Aldo Morosoli, solo che era ormai da tempo esaurito e nel frattempo molte cose sono cambiate: per esempio i comuni ticinesi sono passati da 236 a 106. L’editore mi ha chiesto di fare un aggiornamento, io invece ho deciso di rifarlo tutto da cima a fondo, sia come domande sia come immagini.

Come ha ideato tutte queste domande sul Ticino e i ticinesi?

Ho vissuto varie settimane in ogni angolo del Cantone, specialmente durante i campeggi scout, le colonie estive, le settimane bianche e verdi della scuola. In queste occasioni si cercava sempre di conoscere qualcosa del paese che ci ospitava, soprattutto incontrando le persone del luogo. Nel corso di una cinquantina d’anni ho così interiorizzato molti aspetti e caratteristiche del mio Cantone. Davanti alla pagina bianca del libro ho dovuto solo lasciare che questi ricordi venissero a galla, poi si è trattato di verificarne la correttezza.

Per la prefazione avete scomodato anche Stefano Franscini, quanto è stato importante per il Canton Ticino?

Stefano Franscini nacque a Bodio, in Leventina, alla fine del Settecento. Fu Consigliere di Stato ed è considerato il padre della pubblica istruzione: è conosciuto da tutti i ragazzi, dato che suo ritratto è stato per lunghi anni appeso nelle aule scolastiche del Canton Ticino. Fu il primo politico ticinese a essere eletto in Consiglio Federale e in questo ruolo fu all’origine del Politecnico federale di Zurigo. 

Quanto tempo ha impiegato ad organizzare il volume?

Avevo chiesto all’editore tre anni di tempo, ma lui me ne ha concessi solo due. In questo periodo ho attraversato il Ticino varie volte, fermandomi nei luoghi che ancora non conoscevo bene, per immergermi nel territorio, raccogliere informazioni, fare fotografie, incontrare le persone.

Quante foto avete pubblicato e quante ne avete scartate?

Ho potuto attingere a un patrimonio di molte immagini che ho scattato sull’arco di trent’anni, diverse le avevo fatte quando ancora c’era ancora la pellicola negativa. Le foto pubblicate sul libro sono circa 900, quelle che ho preso in considerazione erano almeno 10 volte tanto.

Tra i ticinesi che conosce, a quante domande sono riusciti a rispondere?

Non posso dirlo con precisione e allora ho sottoposto alcuni amici a un test. Quando le domande riguardano il proprio comune, le risposte sono quasi tutte corrette. Se invece viene trattato un comune che si crede di conoscere abbastanza, la percentuale scende al 75%. Se infine il comune non è conosciuto, le risposte giuste sono circa il 65%. Vi è da dire che per ogni domanda sono indicate 3 o 4 possibilità di risposta e queste sono immaginate in modo che con un po’ di intuito si arrivi a quella giusta.

Le domande sono di vario tipo, quali sono quelle che Lei personalmente preferisce?

Quelle che parlano della storia, quelle dove vengono ricordate le leggende e quelle dove sono riuscito a scovare qualche curiosità.

Con il suo libro strutturato a schede, si impara divertendosi, quanto  è importante la lucidità nell’apprendimento?

L’apprendimento non è un gioco, ma quando si riesce a fare qualcosa che stimoli sia l’orgoglio, sia la competitività (pur sempre rimanendo nel limite del gioco) ci sono più possibilità che chi impara si senta coinvolto. Se oltre a ciò si riesce anche a far divertire un po’ il lettore, la fatica dell’apprendimento si fa più leggera.

Sta già pensando ad un altro lavoro, e se si ci può anticipare quale? 

Ci sto pensando ma è meglio che non dica quale. Correrei infatti due rischi. Il primo è che poi l’editore faccia pressione per convincermi a realizzarlo. Il secondo riguarda la pace in famiglia e non vorrei rischiare il divorzio dopo 35 anni di felice vita coniugale.

 

 

https://www.fontanaedizioni.ch/prodotto/nove100novantanove-domande-sul-ticino-e-sui-ticinesi