“Ultimamente penso molto ad Ági, mia sorella minore. Non la vedo da anni. Aveva vissuto a lungo in una città piccola, ai piedi di un monte alto e nero; ora abita con suo marito nella lontana capitale di un Paese straniero. Poiché ci vogliamo molto bene ci scriviamo di rado. L’affetto è forte, non ha bisogno di lettere per essere confermato; nel corso dell’anno le scrivo una o due volte, lei scrive forse cinque o sei volte. Tuttavia ci pensiamo spesso e tendiamo anche l’orecchio l’uno verso l’altra. Pur avendo vissuto insieme appena sette od otto anni agli inizi delle nostre vite, ci conosciamo bene: lei aveva otto anni e io dodici quando ci separammo. Era stata un’infanzia movimentata, c’era stata la guerra, e rivoluzioni ci avevano ballato tutto attorno”.
Il brano che avete letto è tratto da “Il mese dei Gemelli”, l’unica opera in prosa di Miklós Radnóti (Infinito edizioni; 12,00 euro – pag. 96).


Tradotto in una decina di lingue (tra cui tedesco, francese e inglese), questo breve diario atipico, un piccolo capolavoro, è la storia della perdita dei genitori e del divenire poeta.
In esso Radnóti sovrappone spazi temporali in un flusso di coscienza lirico e ironico e dà voce al senso di pericolo costante dovuto all’avvicinarsi della seconda guerra mondiale e al presentimento della propria morte. La sua sorte e la sua opera testimoniano la capacità di resistenza umana e artistica nei confronti di quella barbarie che è stata la Shoah. La sua voce rappresenta l’ultima, tragica protesta dell’arte vera anche nell’inferno dei campi di concentramento.
Arricchiscono il volume un’introduzione sull’autore e sulle sue opere e una selezione di poesie di Radnóti tradotte da Marinka Dallos e Gianni Toti, fra i primi ad aver fatto conoscere il poeta al pubblico italiano.
Miklós Radnóti, [Budapest, 5 maggio 1909-Abda, 10 (?) novembre 1944] è considerato uno dei maggiori poeti ungheresi del Novecento. Dopo essersi laureato in Letteratura ungherese all’Università di Szeged, si trasferì a Budapest dove si sposò con Fanni Gyarmati. Fu collaboratore della più importante rivista letteraria ungherese, Nyugat (Occidente), e si dedicò alla traduzione di poeti e autori classici e francesi, oltre a pubblicare egli stesso raccolte di poesie. Il mese dei Gemelli è la sua unica opera narrativa. In seguito alle leggi razziali dovette abbandonare la cattedra di insegnante, fu perseguitato, obbligato ai lavori forzati e rinchiuso nel lager di Bor. Ucciso durante una marcia forzata, il suo corpo fu rinvenuto nella fossa comune di Abda; i suoi indumenti custodivano il taccuino con i versi scritti durante la prigionia e la marcia stessa.
La traduttrice
Andrea Rényi, nata nel 1952 in Ungheria in una famiglia multietnica, si trasferisce a Roma nel 1973, dove vive. Dopo gli studi di Giurisprudenza in Ungheria, in Italia si laurea in Lingue e Letterature Straniere Moderne. Per anni lavora come docente di lingue, poi come mediatrice linguistica; da quindici anni traduce dall’ungherese narrativa e saggistica per l'editoria. Ha tradotto grandi classici ungheresi come I ragazzi di via Pál di Ferenc Molnár per Salani, Il vecchio farabutto di Kálmán Mikszáth per nottetempo, Viaggio intorno al mio cranio di Frigyes Karinthy per BUR, Azarel di Károly Pap per Fazi. Fra i titoli da lei tradotti figurano anche opere di grandi autori contemporanei come Péter Nádas, Magda Szabó, György Dragomán, György Konrád, László F. Földényi ed altri. Collabora da anni anche con varie riviste letterarie cartacee e online. Per Infinito edizioni ha tradotto Il mese dei Gemelli di Miklós Radnóti e ha pubblicato il memoir L'estate del Sessantanove.