Fondi confermati per l’editoria italiana all’estero e sì al ripristino della Commissione che affiancava il Dipartimento all’editoria nelle istruttorie delle pratiche per la richiesta di contributi delle testate italiane all’estero. 


A confermarlo è stato il sottosegretario all’editoria Andrea Martella rispondendo a specifiche domande in merito di Giangi Cretti, presidente della Commissione Informazione del Consiglio generale degli italiani all’estero, nell’ambito del dibattito svolto oggi in videoconferenza su editoria e informazione all’estero, cui hanno assistito anche i consiglieri Sepe, Iannelli e la dirigente Palamara, tutti del Dipartimento all’editoria della Presidenza del Consiglio. 
Riprendendo l’intervento introduttivo di Martella, Cretti ha voluto sottolineare come “l’intervento a sostegno editoria messo in campo dal governo nei diversi decreti, dal “Cura Italia” in poi, riguarda i contributi indiretti, che possono essere usufruiti dalle testate in Italia, ma non da quelle all’estero; sappiamo bene che i decreti non potevano contenere contributi diretti, ma sono quelli che aiutano le nostre testate”.
Cretti ha ringraziato il sottosegretario che in più di una occasione ha sostenuto che l’editoria abbia bisogno di sostegno pubblico: “per noi è importante, dopo le difficoltà con chi l’ha preceduta”, ma, ha aggiunto, “ma vorremmo sapere come vuole – nella riforma cui state lavorando – concretizzare questo sostegno per l’editoria da e per l’estero, con il coinvolgimento del Cgie e della Commissione informazione in particolare, per una interlocuzione per una legge confacente alle diverse esigenze all’estero”. 
“Importante”, per Cretti, anche “cercare di capire come si possa ovviare alla fase di transizione che ci porterà alla nuova legge, perché oggi si ragiona sui contributi del 2019 e, verosimilmente, la legge attuale sarà in vigore anche quando si parlerà dei contributi 2020: anche per questo – ha sottolineato – si dovrebbe ripristinare la Commissione che affiancava il dipartimento all’editoria nell’istruttoria delle pratiche dei contributi. La realtà delle testate all’estero è estremamente diversificata, ecco perché conoscerle è importante”. 
Infine, Cretti ha chiesto a Martella quale cifra sarà a disposizione delle testate edite all’estero o in Italia ma diffuse prevalentemente all’estero e quale sarà la quota parte per i due “rami”.
Nella sua replica, Martella ha confermato quanto sia “importante per questo governo l’informazione di qualità, affidabile e in grado di trasferire ai cittadini e ai lettori delle informazioni corrette”. Una informazione di qualità “che è ancora più necessaria ora”. 
“Non ho dubbi – ha ribadito – che le politiche del settore debbano riguardare anche l’editoria italiana all’estero e sono consapevole di quanto il sostegno all’informazione sia importante per la diffusione della lingua, per la comunità, per l’identità dei connazionali e per il mantenimento del collegamento con il nostro Paese. Farlo è un dovere istituzionale”. 
“Questo sostegno non è mancato e continuerà ad esserci con una specifica attenzione”, ha aggiunto Martella. “Abbiamo cercato di finalizzare una parte delle risorse che dall’Ue saranno destinate all’Italia a sostegno dell’editoria; una quota parte – ha ribadito – servirà a sostenere il nostro sistema di informazione, nazionale e non”. Certo “nel Recovery plan non ci saranno contributi diretti, ma abbiamo riconvertito l’editoria 5.0 in un disegno realmente sostenibile con le risorse europee, rispetto alle quali abbiamo già presentato progetti, visionati dal Parlamento che ora saranno portati alla Commissione Ue”. 
Per le testate all’estero “abbiamo confermato la quota di finanziamento dell’anno scorso, cioè 2 milioni di euro, e sì – ha confermato il sottosegretario – sono favorevole a ripristinare la Commissione perché lo stesso Dipartimento ne ha riscontrato la necessità. Inseriremo la norma da qualche parte”. 
Rassicurazioni anche dai dirigenti e funzionari del Dipartimento dell’editoria.
Capo dipartimento, Ferruccio Sepe ha confermato che anche a suo parere “non è stato opportuno sopprimere la commissione, che ci aiutava a leggere la realtà dell’editoria all’estero”. Il suo ripristino, ha specificato, “non potrà essere previsto nella legge di bilancio, perché la legge non consente di inserirvi norme di carattere ordinamentale. Lo preciso da tecnico, perché l’ostacolo politico ve lo ha escluso Martella”. 
Quanto all’istruttoria delle pratiche per i contributi ai giornali all’estero “esiste una prassi ormai antica: la domanda deve passare attraverso la rete diplomatica, un trasferimento diretto al Dipartimento sarebbe estremamente complesso”, ha detto il Capo dipartimento rispondendo ad una annotazione del direttore di “Gente d’Italia” Domenico Porpiglia, secondo cui sarebbe opportuno anche considerare vincolante il parere dei Comites.
Su quest’ultimo punto, Sepe ha sostenuto che anche ora – con il parere obbligatorio, ma non vincolante – “il dipartimento raramente si esprime in disaccordo con il Comites”. 
Sul riparto dei fondi, nonostante quest’anno ci sia un passaggio in più, Sepe non prevede ritardi: “c’è, come sapete, un primo passaggio conseguente al decreto che ha quantificato risorse del fondo del pluralismo; come detto da Martella saranno confermati per l’estero i 2 milioni di euro. La riarticolazione di questa somma tra i periodici editi all’estero e quelli editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero probabilmente si manterrà nella proporzione 70 - 30. Questa riarticolazione, per la prima volta quest’anno, verrà decisa di concerto tra presidenza del consiglio e Farnesina”. 
Ritardi nell’erogazione non ce ne saranno, ha confermato anche Stefania Palamara, responsabile dell’ufficio per il sostegno all’editoria del Dipartimento. Certo, ha aggiunto, “ci dovranno essere le risorse stanziate, subordinate all’approvazione del decreto, e risorse nei capitoli di spesa”. Quanto alle istruttorie “ci auguriamo che in questo secondo anno siano più fluide, con meno richieste di integrazione”.
“I funzionari stanno già esaminando le istruttorie 2019 dei periodici editi in Italia e sono a buon punto: per alcuni è tutto a posto, per altri servirà una integrazione; parallelamente inizierà l’istruttoria per le testate edite all’estero. In alcuni di questi casi la domanda e la documentazione non ci è pervenuta dalla rete diplomatica, ma direttamente: chiederemo a questi editori che la documentazione ci sia ri-inoltrata dai consolati perché ci serve la loro attestazione e il parere del Comites”. Ancora: “per alcune domande manca parte della modulistica, la richiederemo. si tratta di editori già esclusi in passato”. Quest’anno, ha anticipato Palamara, “non faremo continui solleciti come l’anno scorso, anche perché impediscono a chi in regola di avere i contributi. Ci sarà una sola richiesta di integrazione”. 
Un modus operandi confermato anche da Francesco Iannelli, responsabile dell’ufficio per il sostegno all’editoria. 
“Siamo impegnati a fare l’istruttoria nel più breve tempo possibile; nel primo anno abbiamo chiesto più volte integrazioni, anche perché era la prima volta che si applicava la nuova legge” e anche perché, ha aggiunto Palamara, “se non avremmo fatto così, avremmo dovuto escludere l’80% delle imprese editrici”.
Anche per questo, ha ripreso Iannelli, “le imprese in regola hanno atteso di più. Quest’anno non faremo così, faremo richieste istruttorie ma se non avremo velocemente risposte adeguate andremo oltre; ci saranno esclusioni, ma per garantire una conclusione finale il prima possibile, nei tempi previsti dalla legge”.