Ormai ci siamo: il 24 gennaio le Camere si riuniranno in seduta comune per l’elezione del nuovo presidente e nel centrodestra, come nel centrosinistra, si fa il punto della situazione attraverso dei vertici tra i leader. Il nome ancora non c’è, perché “ne parleremo con il centrodestra nei prossimi giorni". È quanto emerso nell’incontro del 19 gennaio tra i leader del centrosinistra in vista dell’elezione del presidente della Repubblica, secondo quanto precisa il segretario del Pd Enrico Letta. Dopo il colloquio nella casa romana del presidente M5S Giuseppe Conte, che ha visto la presenza oltre allo stesso Letta del numero uno di Leu Roberto Speranza, i tre hanno condiviso il medesimo tweet:

“Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Siamo aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. Tutti abbiamo il dovere della responsabilità”. Ma Conte ha poi puntualizzato parlando con i giornalisti: no a Berlusconi. Per il Quirinale, i pentastellati spingono anche per trovare un nome alternativo a quello di Mario Draghi, anche se poi il leader Conte ha precisato parlando al Tg3: "Non poniamo assolutamente dei veti”. I leader della coalizione di centrodestra, invece, "hanno convenuto che Silvio Berlusconi sia la figura adatta a ricoprire in questo frangente difficile l’Alta Carica con l’autorevolezza e l’esperienza che il Paese merita e che gli italiani si attendono. Gli chiedono pertanto di sciogliere in senso favorevole la riserva fin qui mantenuta". Lo afferma una nota congiunta al termine del vertice dei leader, svoltosi il 14 gennaio. Su questa indicazione, continua la nota, "le forze politiche del centro-destra lavoreranno per trovare le più ampie convergenze in Parlamento e chiedono altresì ai Presidenti di Camera e Senato di assumere tutte le iniziative atte a garantire per tutti i 1009 grandi elettori l’esercizio del diritto costituzionale al voto". I leader di centrodestra si sono riuniti a Roma a Villa Grande e l’incontro, a quanto riferisce la nota congiunta, "è servito a ribadire l’unità di intenti del centro-destra". Nel confermare il reciproco rispetto per le diverse scelte in ordine al Governo Draghi, i leader della coalizione "concordano sulla necessità di un percorso comune e coerente, che va dalla scelta del nuovo Capo dello Stato alle prossime elezioni politiche, valorizzando anche le occasioni di convergenza parlamentare sui contenuti che da sempre sono patrimonio comune della coalizione. La figura del nuovo Presidente della Repubblica deve garantire l’autorevolezza, l’equilibrio, il prestigio internazionale di chi ha la responsabilità di rappresentare l’unità della Nazione". Alla luce di queste considerazioni "il centro-destra, che rappresenta la maggioranza relativa nell’assemblea chiamata ad eleggere il nuovo Capo dello Stato, ha il diritto e il dovere di proporre la candidatura al massimo vertice delle Istituzioni". La candidatura dell’ex premier, però, sembra sempre più perdere quota con il passare delle ore: “Berlusconi non ha chance di essere eletto presidente della Repubblica, ma di sicuro ha messo nel sacco Salvini e Meloni” e “non andrà allo sbaraglio nel momento in cui si renderà conto che non ha i voti. Ci può stare che appoggi Draghi al momento del ritiro”: l’analisi è di Roberto D'Alimonte, politologo e docente della Luiss, in una intervista a La Stampa il 19 gennaio, in cui definisce la mossa del leader di Forza Italia come una “machiavellica pantomima” per tornare centrale nello scacchiere politico. Perché del king maker. Così cade comunque in piedi”.