La forma di Alzheimer più diffusa è quella a insorgenza tardiva. La possibile base genetica e la causa scatenante della malattia sono ancora sconosciute. Sono noti solo i fattori di rischio, tra cui le alterazioni epigenetiche: meccanismi che alterano l’espressione genetica senza modificare la sequenza del DNA. Responsabili di questi processi sono i microRNA, corte sequenze di RNA.


Uno studio nato da una collaborazione italiana tra il Dipartimento di Medicina sperimentale de La Sapienza di Roma e il Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II si focalizza soprattutto su una particolare sequenza, miR-29a, poiché quest’ultima sembrerebbe avere un ruolo protettivo per la Malattia di Alzheimer, i cui valori nel sangue diminuiscono nei pazienti affetti dalla patologia.
Il risultato finale di questo studio, pubblicato sulla rivista Analytical Chemistry, è la progettazione di un biosensore in grado di rilevare i valori di miR-29a nel sangue. In prospettiva questo dispositivo sarà portatile e miniaturizzato, che potrà essere utilizzato in larga scala per lo screening dei miR-29a che, in base agli ultimi dati rilevati, si prospetta un importante biomarcatore e un possibile target per future terapie per la malattia d’Alzheimer.
Nel gruppo di ricercatori sono autori il Professor Stefano Cinti dell’Università di Napoli con i suoi ricercatori Antonella Miglione, Ada Raucci, Jussara Amato, Simona Marzano e Bruno Pagano e i ricercatori della Sapienza Tiziana Raia, Marco Lucarelli e Andrea Fuso.