Sul sentiero della storia sventola il tricolore. La Parigi Roubaix, con le sue 118 edizioni e 125 anni di vita, Sonny Colbrelli in un colpo solo ha cancellato un mondiale sfortunato, ha colto il suo terzo successo "pesante" di questa stagione, dopo campionato italiano e campionato europeo, ed è entrato un esclusivo club in cui solo pochi, i più grandi, posso.

Il 4 ottobre, il bresciano della Bahrain Victorious ha battuto in volata uno dei favoriti della vigilia, l'olandese Van de Poel, terzo anche dietro al belga Vermeersch, già protagonista al mondiale di otto giorni fa. E' stata una Roubaix italiana, come non accadeva da tempo, con la splendida e sfortunata azione di Moscon, che è andato in fuga a 50 chilometri e fermato da una foratura e da una caduta nel giro di pochi minuti. Al trentino sono riusciti a resistere solo i primi tre dell'ordine di arrivo, mentre l'altro favorito, il belga Van Aert, arrancava ancora una volta, come già a Lovanio nella prova iridata. L'epilogo in volata, per nulla scontato dopo 258 km di percorso, 55 dei quali sul pavé, consegna all'Italia del ciclismo un uomo da classifiche di un giorno, capace di trovare nella piena maturità quella costanza di rendimento e prestazioni che molti intravedevano già ai suoi esordi nel professionismo. Vincere una Parigi Roubaix non è mai frutto del caso. Solo i più grandi sono in grado di portare a casa la pietra del trofeo. Colbrelli, a buon diritto può ora cominciare a guardare la sua carriera futura con un occhio diverso. L'Italia del ciclismo torna sul primo gradino del podio in un Monumento ad oltre due anni di distanza dalla vittoria di Alberto Bettiol al Fiandre, e vive l'ennesimo, grande trionfo di un anno veramente speciale.