Ad aprile 2023, gli autori della ricerca hanno svolto un sondaggio a 136 professionisti e studenti per conoscere il loro uso di ChatGPT. Il 51% degli intervistati ha dichiarato di aver usato ChatGPT e che, anche se sono a conoscenza dei rischi (55%), preferiscono continuare a usarlo perché riconoscono le opportunità che offre (65%). Nonostante ciò, solo il 42% dei partecipanti ritiene che la propria azienda o l'azienda in cui lavorerà utilizzerà ChatGPT entro il 2025. “

È possibile però, che vedano nel futuro l’uso di altri programmi di intelligenza artificiale, considerando che al momento ChatGPT è usato piuttosto per mansioni quali la composizione di saggi e strategie di marketing”, afferma Valentino Megale. Infatti, uno schiacciante 68% dei partecipanti ritiene che ChatGPT avrà un impatto positivo sul mondo del lavoro, e nonostante le paure, il 61% ha affermato di utilizzare o prevedere di utilizzare ChatGPT nella propria vita quotidiana. “Questi risultati dimostrano che esiste un reale interesse da parte delle persone a sperimentare con strumenti di intelligenza artificiale, ma ci ricorda anche quanto è fondamentale educare le persone sulle implicazioni di questo uso”. Non solo sarà chiave formare gli utenti, ma anche gli attuali e futuri lavoratori. L’IA infatti renderà obsoleti tanti lavori per cui è necessario acquisire fin da ora nuove competenze: ruoli come il prompt engineer o prompt designer, che riguardano la progettazione delle richieste da fare ai programmi di IA e la comprensione degli algoritmi su cui si basano, saranno fondamentali nel mercato del lavoro. Attualmente, le professionalità più richieste dalle aziende sono relative all’acquisizione, gestione e analisi dei dati relativi ai processi produttivi e commerciali. “C’è una forte necessità di creare un sistema di formazione continua che permetta ai lavoratori di acquisire nuove competenze in modo rapido ed efficace, in modo da mantenere la loro ‘employability’ nel campo dell’IA e dei settori adiacenti”, afferma William Carbone.