Durante i dieci giorni di residenza presso Villa Cernigliaro, Sordevolo (Biella), dodici artisti hanno avuto modo di realizzare le loro opere sia nel parco e giardini storici della villa che in stretto legame con l'ambiente circostante. Lo scorso 30 aprile Villa Cernigliaro ha aperto quindi i battenti ai visitatori che hanno potuto ammirare le opere realizzate durante il Simposio. Alla qualità delle candidature si è sommato un contesto piuttosto inedito che lasciava presagire già da subito  risultati e interazioni con il territorio del tutto originali.

Se la Land Art storicamente nasce negli anni Sessanta negli Stati Uniti manifestandosi in territori desertici, selvaggi, vasti, caratterizzandosi per l'incisività (anche invasiva) e spettacolarità degli interventi, non va però  sottovalutato l'aspetto concettuale e critico nei confronti della società dei consumi che questa realtà artistica ha sempre espresso sin dalla sua nascita.

Proprio questa componente critica è stato il motore, la ragione sottesa ad una sua costante evoluzione che ha visto la Land Art mano a mano affermarsi in molti luoghi, Europa compresa, attraverso sempre nuove sensibilità legate all'ambiente, alla relazione tra ambiente naturale e urbano con implicazioni antropologiche, sociologiche ed  esperenziali in continua evoluzione.

Ed è proprio in tal senso che vanno lette le opere realizzate in occasione di questo Simposio.

In rapporto a questo evento era davvero interessante vedere quale sarebbe stato l'impatto con un territorio come quello italiano in cui possiamo trovare accostati in spazi relativamente limitati paesaggi primari (climax), ambienti estremamente antropizzati (industria) e/o una "seconda natura opera di coltivazione" (1) (risaie, alpeggi, coltivazioni, parchi ecc.) che in questi luoghi talvolta è il risultato di un'iterazione secolare tra uomo e natura. Un insieme che va poi a sommarsi  ad una altrettanto profonda, se non unica, stratificazione culturale in continua dialettica col presente in cui tutti noi siamo calati.

In un contesto complesso, quanto ricco di input come questo gli artisti, attraverso le loro opere, hanno evidenziato una sensibilità del tutto originale in quanto relazionata da un lato alle emergenze ambientali e sociali contemporanee e dall'altro ad un luogo, oltre che suggestivo dal punto di vista naturalistico, intriso di storia.

 

 

Proprio a partire da questi presupposti molte delle opere sono state realizzate esclusivamente con materiali reperiti all'interno del Parco e Giardini di Villa Cernigliaro: vegetali, pietre, terre...

Non si tratta esattamente di opere effimere ma la cui dissoluzione avverrà comunque nel tempo senza lasciar tracce invasive nell'ambiente.

In alcuni casi si tratta di vere e proprie esperienze immersive o interattive, in grado di lasciare un segno nella nostra memoria o di espandere la nostra capacità percettiva. In altri casi le problematiche sollevate sono di tipo sociale, antropologico, ambientale non senza rimandi metaforici.

Armando Riva infine ha fissato artisticamente, attraverso la fotografia, il lavoro degli artisti e delle opere in corso di realizzazione.

 

OPERE/INTERVENTI di: Azam Bahrami (I) - Elisa Franzoi (I) - Myriam Kachour (CH) - Gianluigi Masucci e Gioia Fusco (I) - John K. Melvin (USA/FR) - Andrea Mori (I) - Giacomo Pinton (I) - Marco Scarcella (I) - Chiara Simone (I) - Roberta Toscano (I) - Ivano Troisi (I)  

 

LE OPERE:

Progetto #UN_ALBERO_UNA VITA - 2023 - Azam Bahrami. 

Si tratta di un progetto di piantumazione in ricordo delle vittime causate dalla repressione dell'ondata di proteste in atto da mesi in Iran (da settembre 2022). 

Un progetto portato avanti da Azam Bahrami, attivista per i diritti umani, scrittrice iraniana e fisica ambientale.

Il nespolo piantato è in ricordo di Sadaf Movahedi, morta a causa delle percosse  subite dopo aver partecipato ad una manifestazione contro il regime. Aggredita per strada moriva pochi giorni dopo a soli 19 anni. 

Motivazione della scelta di questa vittima per questo giardino: era studente di grafica e amante dell'arte.

 

9 giorni sotto ad un albero - Andrea Mori. 

Andrea Mori  dopo aver individuato un albero tra i boschi della valle, ha trascorso 9 giorni in solitudine sotto le sue fronde. Sabato 29 aprile l'artista ha accompagnato gli altri artisti del Simposio e alcune persone interessate, all'albero in questione. Si tratta di un faggio maestoso raggiungibile attraverso un percorso suggestivo in media montagna, un'esperienza immersiva unica.

 

AE Amplificatore Elementare - Gianluigi Masucci.  

si tratta di un'azione performativa condotta da Gianluigi  Masucci con la collaborazione di Gioia Fusco che ha anche tenuto due laboratori elementari di canto nei due giorni precedenti l'inaugurazione. Il progetto implicava la messa in posa da parte dei presenti di pietre simbolicamente legate ad un intento, un desiderio, il tutto all'interno di un rituale condiviso (pubblico e artisti) conclusosi con l'accensione di un fuoco. Il rituale si è svolto nel giorno inaugurale sia attraverso un percorso (Graglia - Villa Cernigliaro) che intorno al punto d'arrivo del percorso, una forma costituita da cerchi concentrici scavati nella terra e delimitati esternamente da pietre, forma rappresentante l'"AE amplificatore elementare", l'opera cioè realizzata dall'artista all'interno del parco della villa. La partenza del percorso, alla cui partecipazione tutta la popolazione locale era stata invitata, è una piazza di Graglia, Comune biellese limitrofo a Sordevolo,  in cui è presente una statua detta del selciatore. L'artista ha voluto così  ricollegarsi alla tradizione, ad un gesto (la posa della pietra), ad un lavoro che ha portato i selciatori della zona a realizzare strade in pietra in tutta Italia e in molte parti del mondo. 

 

L'altro - John K. Melvin. 

Con quest'opera l'artista ha voluto inserire su di un fagus rex le pigne di un abete. Metafora della possibile coesistenza tra differenze. Una installazione che va ad aggiungersi ai molti lavori di Land Art che l'artista di origine americana ma residente in Francia ha realizzato in varie parti del mondo. Costante nel suo lavoro è  un'interazione profonda e allo stesso tempo estremamente rispettosa con/dell'ambiente, l'utilizzo di materiali prelevati nel luogo stesso di intervento, l'idea di una possibile evoluzione naturale del suo lavoro nell'ambiente reale in cui è immerso.

 

Punti di vista - Giacomo Pinton.

L'opera, prospiciente la vallata, consiste in una serie di volumi di terra,  realizzati quindi con soli materiali naturali: pietre, mattoni, argilla espansa, erba. Salendo in piedi su questi volumi, i visitatori hanno l'opportunità di distendere ulteriormente lo sguardo e ampliare la loro visione verso la vallata (e non solo). Si tratta di un'opera che richiede l'intervento del pubblico sia dal punto di vista motorio che percettivo. L'artista, originario di Padova, con quest'opera interattiva ma caratterizzata da una sensibilità ambientale del tutto originale,  trova un precedente nelle ricerche su percezione e interattività del Gruppo N di Padova. 

 

La via dell'acqua - Ivano Troisi.

Su tronchi di abete bianco l'artista ha scavato dei solchi "comunicanti" in cui cioè l'acqua può sia raccogliersi momentaneamente che scorrere dall'alto verso il basso attraverso le varie parti in cui il tronco originale è stato sezionato. Una scultura realizzata con materiali naturali presenti in loco, impermeabilizzata con cera d'api e che, oltre all'innegabile impatto estetico, favorisce la sopravvivenza degli indispensabili e sempre più a rischio insetti impollinatori. Anche in questo caso da parte dell'artista è riscontrabile una particolare sensibilità ambientale e ai problemi che affliggono il nostro pianeta.

 

Il bosco delle operaie - Chiara Simone.

Un bosco che l'artista dedica alle operaie tessili biellesi del passato che in un bosco probabilmente non hanno mai avuto l'opportunità di andare a causa dei massacranti orari di lavoro. L'opera è installata metaforicamente sul muro di una fabbrica tessile confinante col parco di Villa Cernigliaro. Artista sensibile alle problematiche sociali e restauratrice, Chiara Simone, ha realizzato l'opera attraverso una raffinata quanto originale tecnica (del tipo a strappo di un affresco) e pigmenti particolarmente vividi. 

 

La memoria del suolo la memoria del suono - Elisa Franzoi.

100 sassolini rivestiti in foglia d'oro son stati dispersi dall'artista in vari punti del Parco e di Villa Cernigliaro. L'opera prevede anche la realizzazione di una campana (rame e stagno) che però a causa delle tempistiche di fonderie sarà acquisita solo in un secondo tempo. Il titolo trova una sua corrispondenza a livello visivo e acustico  attraverso il colore oro e le note della campana: la memoria della materia attraverso le sue trasformazioni si fa dunque luce e suono "squillanti".

 

Sigilli terrestri - Myiriam Kachour. 

Le forme a cui l'artista si è  ispirata sono legate all'ambiente, all'intreccio e sinuosità dei rami e degli alberi presenti nel parco, altrettanto vale per tutto il materiale impiegato per la realizzazione dell'opera che è stato reperito all'interno del parco.  Anche in questo caso una particolare sensibilità ambientale si esplica nel non voler apportare materiali estranei nel luogo in cui si opera. Tutto in queste opere risulta essere di origine naturale. Le radici visibili in una delle tre realizzazioni sono state scoperte ma non recise. Si tratta di un'opera molto intensa soggetta a possibili interpretazioni metaforiche. Interessanti anche i molteplici accostamenti cromatici di terre ed elementi vegetali.

 

Eremus - Marco Scarcella. 

Anche in questo caso tutto il materiale è stato prelevato all'interno del Parco di Villa Cernigliaro: rami provenienti dalla potatura di un fico, foglie, pietre, terra.  L'installazione è situata in un luogo raccolto, ombroso, silenzioso. Una geometria descritta attraverso una corda di juta la cui forma triangolare punta verso l'alto si diparte dalla parte anteriore della costruzione in una voluta frizione tra ciò che essendo materiale si carica del peso e delle forme che questo implica e una forma essenziale, geometrica, in cui al vuoto materiale corrisponde una possibile ricostruzione mentale capace di contenere o collegarsi ad esperienze, ricordi, immaginazione. 

 

 

MAinTErNITà - Roberta Toscano.

Semi prelevati dalla valle circostante sono posti in grembo ad una figura femminile realizzata dall'artista in carta pesta e posta in una buca scavata nel terreno del parco di Villa Cernigliaro. Un vetro antisfondamento è posto su questa buca a protezione di quello spazio e del suo contenuto. Altri semi risulteranno sparsi  intorno all'installazione, destinati a futura germinazione. Roberta Toscano è un'artista che mostra una particolare sensibilità verso la specificità di genere.Nel suo lavoro sovente affronta temi e  problemi legati al mondo e vissuto femminile. In questo caso la relazione con l'ambiente è espressa sia poeticamente che affidandosi ad un processo naturale, lo stesso che determinerà la riuscita o il fallimento della germinazione.      

 

21 aprile in occasione del Benvenuto agli Artisti

Saluti:

Alberto Monticone, Sindaco di Sordevolo

Beatrice Palugan, presidente Zero gravità Villa Cernigliaro per arti e culture

Dina Pierallini, curatrice

Andrea Polidori, Botanico paesaggista, Direzione lavori PNRR M1C3I2.3 Parchi e giardini storici - Recupero

 

Interventi:

DALLA NATURA ALL'ARTE, LA LAND ART DEGLI ANTICHI

Elvira D'Amicone, già direzione soprintendenza Museo delle Antichità egizie, Torino

NATURA, MATERIA ED ISPIRAZIONE TRA LAND ART E ART IN NATURE

Luigi Vigna, già docente OPD SAFS MIBACT Firenze

UN METRO QUADRO DI TERRENO

Paola Zorzi, artista

CASA REGIS

Mikelle Standbridge, Founder and Managing Director presso Association Casa Regis · University of Chicago

 

Carlotta Cernigliaro, direzione artistica, RUP PNRR

 

Inaugurazione: 30 aprile 2023

 

 

1) Theodor W. Adorno, Ästhetische Theorie (Teoria Estetica), Sul paesaggio opera di coltivazione, Frankfurt am Main 1970, p. 109