Luciana Palla, originaria di Livinallongo, laureata in Filosofia a Bologna e in Storia  a Venezia, ha svolto una continua attività di ricerca sulla storia del Novecento in territorio ladino-dolomitico, trentino, bellunese. 

Ha all’attivo circa un centinaio di pubblicazioni scientifiche fra volumi suoi, saggi, interventi a convegni, contributi in volumi miscellanei, organizzazioni di mostre.

La sua  ricerca per molti anni ha riguardato in particolare le vicende delle comunità ladine e la grande guerra in ambito dolomitico e trentino. In seguito, oltre a vari studi sulla scrittura popolare, si è occupata dell’immaginario della montagna nell’area dolomitica, dei pionieri dell’alpinismo e dello sviluppo del turismo. Al momento si sta dedicando a studi su emigrazione e movimenti demografici in area dolomitica nel corso del Novecento.

Ha ottenuto numerosi riconoscimenti in ambito nazionale ed internazionale. Tra i volumi editi ricordiamo: I ladini fra tedeschi e italiani, Marsilio, Venezia 1986 (“Premio della cultura 1986” della Presidenza del Consiglio dei Ministri); Fra realtà e mito. La grande guerra nelle valli ladine, Angeli, Milano 1991, opera finalista al “Premio internazionale Acqui Storia 1992”; Maria Piaz de Pavarin, Dal Pordoi a Katzenau. Il racconto di una  vita in Val di Fassa nel primo Novecento, Vigo di Fassa 2007 (volume terzo classificato al Premio internazionale “Leggi montagna 2008” e segnalato al “Premio ITAS del Filmfestival di Trento”); Emigrazione dalle Dolomiti nel corso del Novecento, Belluno-Colle S. Lucia 2021. 

Il cinque novembre, Luciana Palla, sarà a Zurigo al liceo artistico, per partecipare al convegno annuale organizzato dall’ Associazione Bellunesi nel mondo, in collaborazione con

la CAVES – Confederazione delle Associazioni Venete in Svizzera – e l’Associazione Veneta di Zurigo, che avrà per titolo “ Storie di emigrazione: l’esodo dalle Dolomiti nel novecento”. Dove presenterà le sue ricerche e il suo ultimo libro sul tema. 

Le storie di emigrazione che saranno l'argomento di questo incontro sono il frutto di un pluriennale lavoro di ricerca che ha interessato alcuni comuni dell'Alto Agordino, in provincia di Belluno: Livinallongo, Colle Santa Lucia e Rocca Pietore.

È il punto di vista umano che emerge in questo studio: racconti di persone anziane , epistolari, scatti fotografici, riescono ad esprimere in modo molto efficace, anche sul piano emotivo, quella che fu l'esperienza dell'emigrazione, fossero le Americhe, l’Australia o la Svizzera. Si narra di chi partiva, ma anche di chi aveva scelto di rimanere. Perché la partenza di tanti, fu vissuta talvolta da chi restava come un tradimento, un abbandono, una sfiducia nelle possibilità che la propria terra poteva offrire. Ci saranno tante storie da vedere e sentire,  di chi ce l'ha fatta, di chi ha potuto riscattarsi, di chi la partenza dal suo luogo natio, ha segnato la svolta. Nella seconda parte dell’evento ci sarà  un concerto del Coro Monte Dolada. Il coro, fondato nel 1979, ha fra le sue finalità artistiche la conservazione, promozione e trasmissione del canto popolare e di montagna. Diretto da Alessio Lavinia, il coro vanta collaborazioni con le principali associazioni del territorio e numerose importanti esibizioni sia in patria che all’estero. 

 

 

In vista del convegno, Luciana Palla, ci ha spiegato i punti chiave del suo lavoro, e il suo ultimo libro:  

 1) Che cos’è per Lei la montagna? Sono nata a Livinallongo, in provincia di Belluno, una delle cinque valli ladine dolomitiche disposte intorno al massiccio del Sella (Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa, Cortina d'Ampezzo). Sono cresciuta in una piccola frazione a 1700 m di altezza, in un ambiente contadino, a stretto contatto con le piante, gli animali, i cicli stagionali della natura. Ho così potuto imparare fin da piccola a conoscere ed apprezzare la montagna e i suoi abitanti, il loro stile di vita essenziale. Quello in cui sono vissuta era un mondo di grandi fatiche, di sacrifici, di lavoro dalla sera alla mattina per procurarsi il necessario per vivere; eppure proprio lì già da bambina ho imparato l'importanza delle cose semplici ed essenziali per vivere.  

2)  Lei è nata a Belluno, che cosa le ha dato la montagna negli anni e che cosa le ha tolto? La montagna mi ha dato tantissimo; anche se poi sono andata ad abitare via, il mio paese d'origine è sempre il posto che cerco quando ho bisogno di riconciliarmi con me stessa e col mondo. 

3) Con le sue ricerche e i suoi scritti, c’è una ricerca anche di sensibilizzare e di riportare l’attenzione su territori dei quali si parla poco…Mi sono occupata per molti decenni, nel mio lavoro di ricerca, delle popolazioni ladine dolomitiche, della loro storia nel corso del novecento, del loro senso di identità, del loro essere ponte e confine fra i due mondi circostanti, quello tedesco e quello italiano. Sia la mia origine che i miei studi mi hanno portata inoltre ad occuparmi - e preoccuparmi - dei problemi della montagna, da un lato delle zone periferiche abbandonate a se stesse, e dall'altro di quelle turistiche sfruttate enormemente. Sono problemi di cui ultimamente si parla molto, ma non è ancora emersa un'ottica di lungo periodo che guardi ad uno sviluppo equilibrato e  - come si suol dire - sostenibile a vantaggio delle future generazioniIl mio ultimo libro riguarda una ricerca sull'emigrazione dai comuni di Colle Santa Lucia, Livinallongo e Rocca Pietore, comuni confinanti, stesso ambiente di montagna, ma con una storia politica diversa: i primi due sono stati sotto l'Austria fino alla prima guerra mondiale, Rocca Pietore fu prima sotto la Repubblica di Venezia e poi il regno d'Italia. Il volume contiene una vasta documentazione d'archivio, epistolare, e di interviste. Al volume è acclusa una chiavetta con un bellissimo filmato con quattro testimonianze di persone anziane sull'emigrazione propria o dei parenti. Nelle mie ricerche ho sempre dato largo spazio alla voce dei protagonisti, quando era possibile raggiungerli. È sempre stato molto importante per me sentire la storia, le opinioni, giudizi e pregiudizi di chi i fatti li ha vissuti sulla propria pelle. Le testimonianze, soggettive e personali, danno umanità alla ricerca, fanno da tramite fra i documenti ufficiali nella loro astrattezza e la vita delle persone che viene condizionata dalle decisioni prese dall'alto. È sempre per me molto emozionante il contatto con le vite degli anziani, alle quali ho cercato di avvicinarmi con molto rispetto e discrezione. Credo sia questa la parte più bella del mio lavoro di ricerca. Fino agli anni 50 e 60 del novecento c'è stato l'abbandono delle zone marginali delle nostre montagne (Agordino, Cadore, il Bellunese in genere).

Si ebbe quindi una costante emigrazione della popolazione, temporanea o permanente, che portò soprattutto nei comuni più disagiati a un forte calo demografico. Poi si sviluppò il turismo, ad iniziare dagli anni 60/70, soprattutto nelle valli dolomitiche, compreso Livinallongo:  ci fu così lavoro negli alberghi, sugli impianti, lavori spesso poco qualificati, mentre è continuata la partenza di laureati e persone particolarmente qualificate professionalmente. Soprattutto dopo la tragedia del Vaiont nel 1963 si è sviluppata in provincia di Belluno la piccola industria (dell'occhiale, ma non solo); ricordo in particolare la Luxottica, con sede ad Agordo, che raccoglie lavoratori da tutta la vallata. Questo ha portato a una forte riduzione dell'emigrazione all'estero, in quanto molti hanno trovato lavoro in fabbrica. Il destino delle montagne è stato quindi duplice: da un lato espansione massiccia (Cortina, Val Badia, Val Gardena, Val di Fassa) , insediamenti eccessivi nelle zone più turistiche (migliaia di presenze giornaliere in inverno e in estate, e il vuoto fuori stagione). La monocultura turistica ha portato al venir meno delle attività tradizionali, sia quelle legate ad agricoltura ed allevamento, sia quelle artigianali. Dall'altro lato le zone periferiche, più scomode da raggiungere, sono in stato d'abbandono: gli abitanti se ne sono in gran parte andati e le loro case vengono spesso vendute a danarosi turisti in cerca di posti bellissimi e lontani dalla confusione.

4) Negli ultimi tempi, anche visto l’isolamento dovuto al coronavirus, c’è stato un orientamento diverso dei cittadini, le grandi città e gli appartamenti in centro sono diventati delle prigioni, e il mercato immobiliare ha visto un boom di richieste verso la campagna e la montagna, da studiosa pensa che questa tendenza possa durare nel tempo? L'epidemia di coronavirus ha portato molti verso la montagna, è vero, che mai è stata così frequentata come in questi ultimi due anni, da quando è cessato l'isolamento obbligatorio. Non sembra però essersi accompagnata a questa corsa alla natura una voglia di conoscere veramente, di capire cosa vuol dire vivere in montagna; non mi pare che sia cresciuto un turismo consapevole, rispettoso ed attento ai problemi della montagna e dei suoi abitanti. 

5) Che tipo di insediamenti ci sono al giorno d’oggi stabili nel territorio dolomitico? Nel territorio dolomitico oggi ci sono, dei grossi insediamenti che assomigliano alla città, con alberghi e seconde case, mentre le valli laterali si sono in gran parte spopolate. C'è da dire che, per fortuna, alcune zone che non sono state interessate dal turismo di rapina, come viene chiamato, si stanno attrezzando con un turismo più a misura d'uomo, legato al territorio, di persone che cercano il contatto con la natura, con gli abitanti, la loro storia, le loro tradizioni, eccetera. Per cui proprio i paesi in cui il turismo è arrivato dopo hanno oggi più possibilità di sviluppare un'economia non a senso unico, ma in cui abbiano spazio anche artigianato e attività agrarie.

6) Il cinque novembre sarà a Zurigo per il convegno, che tipo di pubblico si aspetta? Sicuramente emigrati italiani di vecchia generazione, che ormai sono diventati essi stessi svizzeri. Forse ci saranno figli e nipoti, ancora legati almeno affettivamente all'esperienza dei loro padri, dei loro nonni… Forse ci sarà anche qualcuno che non ha niente a che fare con l'ambiente dell'emigrazione, che viene per conoscere… Per me sarebbe molto interessante proprio continuare la ricerca con i discendenti dei vecchi emigranti, proprio qui, nel territorio di arrivo. Sarebbe interessante mettere a confronto le esperienze di lavoro e non solo, fra le vecchie e le nuove generazioni italiane. Oppure parlare con i nuovi emigranti, la cui realtà, per fortuna, è del tutto diversa.

CONVEGNO:

L’Associazione Bellunesi nel mondo, in collaborazione con la CAVES – Confederazione delle Associazioni Venete in Svizzera – e l’Associazione Veneta di Zurigo,è lieta di invitarvi al convegno 

Storie di emigrazione. L’esodo dalle Dolomiti nel Novecento. 

SABATO 5 NOVEMBRE 2022 ore 16:00

Liceo Artistico Zurigo

Kantonschule Freudenberg 

Zurich Parkring 30

Dalla stazione HB treno veloce S2 o S8 fino a Enge oppure tram n. 13 fermata Bhf Enge/Bederstrasse 

Info: www.associazionivenete.ch