Trenta ore di lezioni di “educazione alle relazioni” nelle scuole secondarie di secondo grado, ovvero licei, istituti tecnici e professionali, già a partire da questo anno scolastico, con l’obiettivo di affermare e diffondere tra i giovani la cultura del rispetto, della parità di genere e del contrasto ad ogni forma di violenza, con gruppi di lavoro tra studenti moderati da insegnanti ma anche esperti del settore, come psicologi, avvocati e rappresentanti delle associazioni in difesa delle vittime di violenza.

È questo il contenuto della direttiva firmata e presentata il 22 novembre dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, l’atteso piano per contrastare “i residui di cultura maschilista e machista che ancora inquinano il nostro paese”, come spiega il ministro. Un progetto divenuto tanto più atteso dopo il doloroso caso di cronaca che ha riguardato Elena Cecchettin ma che, ricorda Valditara, “ha preso le mosse già dalla scorsa estate, con gli stupri di Palermo e Caivano: è assolutamente inaccettabile che una donna debba subire vessazioni e violenze”.  La direttiva invita le istituzioni scolastiche ad attivare iniziative progettuali che coinvolgano gli studenti in percorsi di maturazione educativa, prevedendo il coinvolgimento attivo degli studenti in gruppi di discussione coordinati dai docenti, con l'obiettivo “di creare un ambiente favorevole allo sviluppo di una cultura di rispetto reciproco e di contrasto alla violenza”. Ogni istituzione scolastica coinvolta avrà un docente referente e formerà gruppi di discussione, chiamati focus group, con il consenso dei genitori e degli studenti. Il Ministero ha potenziato il ruolo del Fonags (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) che lavorerà per integrare le osservazioni e le esigenze dei genitori nei percorsi educativi sulle relazioni. Il Ministero dell'Istruzione destinerà una somma pari a 15 milioni di euro per sostenere finanziariamente le iniziative progettuali, che saranno resi disponibili alle istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado attraverso appositi avvisi pubblici. Il Ministero garantirà percorsi formativi specifici per i docenti coinvolti in queste attività, collaborando con l'Indire (l'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa è un ente di ricerca del Ministero dell'istruzione italiano). Valditara definisce molto importante questo intervento, e respinge al mittente le critiche sul ruolo di Alessandro Amadori, “che tra l'altro non è responsabile del progetto, non lo ha scritto lui, è solamente consulente sulla Comunicazione”: importante perché “per la prima volta in Italia si fa un esperimento di questo tipo organizzato e strategico, la prima volta che si intende affrontare il maschilismo”. Il progetto si svilupperà su tre piani: il primo è l’educazione civica “che si rivolge a tutti, a partire dalle elementari, con l’invito a inserire la cultura del rispetto in tutti gli insegnamenti”. Il secondo piano è quello specificamente della direttiva, che riguarda appunto le scuole di secondo grado “e che prevede il coinvolgimento degli studenti in prima persona, invitati a prender consapevolezza dei propri atteggiamenti e della possibilità di modificarli proprio nell’interazione con gli altri”. Con un focus sulle conseguenze penali che certi atteggiamenti possono provocare “perché troppo spesso c'è totale ignoranza e sottovalutazione di questo aspetto”. Molto importante sarà la collaborazione con l’ordine degli psicologi, insieme al quale verrà definito nei dettagli il programma delle 30 ore, che saranno extracurriculari.   Accanto alla direttiva, Valditara ha siglato in Senato anche un protocollo con i colleghi Eugenia  Roccella, ministra per la famiglia, e Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura, che prendendo l’impegno a realizzare iniziative di sensibilizzazione tra cui un concorso per la realizzazione di cortometraggi sul tema della violenza di genere (“i più meritevoli verranno proiettati al festival de Cinema di Venezia” ha annunciato Sangiuliano), campagne di sensibilizzazione, diffusione di materiali informativi. “Vogliamo fare riconoscere ai ragazzi i segni dei comportamenti aggressivi e aiutarli a combatterli – ha spiegato Roccella - Tutti noi sappiamo che il patriarcato esiste eccome, e che va riconosciuto: vogliamo dare alle studentesse, coinvolgendo anche gli uomini che devono essere i protagonisti del cambiamento”.