"Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela. Ciao". Questo l'ultimo saluto di Sven-Goran Eriksson (in un documentario di prossima uscita, il cui trailer è stato diffuso nei giorni scorsi), morto il 26 agosto all'età di 76 anni, portato via da un cancro al pancreas. Nato a Torsby, in Svezia, il 9 febbraio 1948, ha lasciato un segno indelebile nel nostro calcio, allenando a Roma, Firenze e Genova. "Gentiluomo colto (parla cinque lingue), ottimo gestore del gruppo, glaciale solo in apparenza, è l'esempio di come un calciatore modesto (terzino destro tenace e poco più, a detta di Tord Grip, suo allenatore nel Karlskoga) possa diventare eccellente allenatore" lo racconta Fabrizio Maffei nella voce scritta per l'Enciclopedia dello Sport della Treccani.

A soli 30 anni è già sulla panchina del Goteborg, a 34 viene ingaggiato dal Benfica, a 36 passa alla Roma di Dino Viola, sfiorando lo scudetto nel 1986: decisiva la sconfitta interna, il 20 aprile 1986, contro il già retrocesso Lecce. La prima parte della sua carriera italiana si conclude a Firenze, dove resta per due anni. Dopo una parentesi in Portogallo, ancora alla guida del Benfica, nel 1992 torna in Italia alla Sampdoria, che nel 1994 porta al terzo posto in campionato e alla vittoria in Coppa Italia. Tre anni dopo passa alla Lazio di Cragnotti, con la quale vince sei trofei e lo scudetto nella stagione 1999-2000, bruciando la Juventus sul filo di lana. Lascia la Lazio durante la stagione 2000-01 e va in Inghilterra con un contratto di cinque anni, primo straniero a guidare la nazionale inglese, che porta ai quarti di finale nel Mondiale nippo-coreano del 2002. Dopo una breve esperienza nel campionato inglese, e una sulla panchina della nazionale messicana, guida la Costa d'Avorio ai Mondiali 2010, per poi tornare ad allenare in Inghilterra nel campionato di seconda divisione. Nella parte finale della carriera guida alcuni club del campionato cinese e per un breve periodo anche la nazionale filippina nella Coppa d'Asia 2019. Dopo aver rivelato che gli restava solo un anno di vita, ha intrapreso un tour di addio negli stadi che più lo avevano amato. "L'As Roma piange la scomparsa di Sven-Goran Eriksson. Ha guidato i giallorossi dal 1984 al 1987 conquistando una Coppa Italia. Il nostro pensiero va ai suoi familiari in questo momento di dolore" è quanto scrive su Facebook la Roma, mentre sul sito della Sampdoria si legge: “La prima parola che ci viene in mente quando pensiamo a lui è dignità. Dignità sportiva, per la classe e il rispetto evidenziati in ogni occasione in oltre quarant’anni di carriera da allenatore. Dignità umana, per aver affrontato con coraggio e compostezza un avversario bastardo come il cancro che l’ha portato via a 76 anni”. “Sven – prosegue il messaggio della Sampdoria – non ci lascia soltanto uno storico terzo posto, una Coppa Italia in bacheca o una finale di Coppa delle Coppe sfuggita sul più bello. Sven ci lascia emozioni, ricordi indelebili e – soprattutto – una grande eredità morale. Da gentiluomo prestato al calcio qual era”. Commosso il saluto del presidente della Lazio, Claudio Lotito: "Lo ricordo allo stadio Olimpico di Roma, emozionato come un bambino, in occasione del suo ritorno nella Capitale, parlammo a lungo: mi colpì la sua serenità, ci abbracciammo forte. Lo vidi incamminarsi verso il bordocampo, a passo lento effettuò il giro dello stadio. Tutto il nostro popolo laziale, al suo passaggio, gli urlò frasi di ringraziamento e di affetto, un’emozione quasi palpabile, le lacrime a solcare i volti, lui seppe rispondere agli incitamenti con la forza del suo sorriso - conclude - Mi verrebbe voglia di abbracciarlo ancora, per sussurrargli ad un orecchio che la Lazio non lo dimenticherà mai. Rivolgo commosso le condoglianze alla sua famiglia, il calcio ed il mondo hanno perso un grande uomo”. "Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di Sven-Goran Eriksson, allenatore della squadra senior maschile inglese, all'età di 76 anni. I nostri pensieri sono con la sua famiglia e i suoi amici in questo momento" si legge sul sito della federazione calcistica inglese. "Questo è un giorno molto triste. Ha regalato a tutti i tifosi inglesi ricordi davvero speciali. Nessuno potrà mai dimenticare la vittoria per 5-1 a Monaco contro la Germania sotto la guida di Sven", ha affermato il Ceo della Fa Mark Bullingham. Il lutto trascende il mondo del calcio: a ricordare Eriksson anche il premier Giorgia Meloni: "Lo scorso gennaio aveva annunciato di avere un tumore al pancreas in fase terminale, una malattia che ha affrontato con coraggio e grande umanità. Un pensiero di vicinanza ai suoi familiari e ai suoi cari. Riposa in pace".