LE ANTICHE RICETTE MESSE ALLA PROVA NEI LABORATORI MODERNI
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- Redazione
Un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna che include filologi, storici della scienza e chimici ha cercato di comprendere se l’alchimia possa essere considerata una protoscienza, non solo riscoprendo e studiando nel dettaglio gli antichi testi alchemici, ma anche mettendo in pratica in laboratorio le procedure descritte. Un lavoro interdisciplinare – sviluppato all’interno del progetto ERC AlchemEast, vinto dal professor Matteo Martelli (Dipartimento di Filosofia e Comunicazione) – i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista PNAS. L’indagine si è concentrata su uno degli elementi più intriganti nella storia dell’alchimia: il mercurio.
Le sue proprietà chimico-fisiche così uniche hanno infatti catturato l’attenzione degli antichi alchimisti, che lo concettualizzarono come un elemento comune a tutti i metalli. In particolare, esistono molte fonti antiche che riportano procedure per l’estrazione del mercurio dal minerale chiamato cinabro. A partire dalle prime testimonianze che compaiono negli scritti classici di Teofrasto e Vitruvio, gli studiosi hanno quindi ripercorso i testi fondanti dell'alchimia: papiri risalenti all'Egitto greco-romano dei primi secoli dopo Cristo, una serie di ricette attribuite a Democrito e i testi dell'alchimista Zosimo di Panopoli, indagati sia in greco che in siriaco, e in alcuni casi tradotti per la prima volta. Le ricette e le procedure descritte sono state quindi replicate in laboratorio, utilizzando strumenti moderni ma rispettando alla lettera le indicazioni dei testi antichi. Con risultati sorprendenti. Le sperimentazioni in laboratorio hanno messo in luce il ruolo centrale del ferro nelle procedure di estrazione per sublimazione, il processo attraverso cui una sostanza passa dallo stato solido a quello aeriforme. Non solo: dalle antiche ricette degli alchimisti è emerso anche l'utilizzo di sostanze inaspettate ed evocative come il natron, un minerale il cui presunto valore "purificante" è intrinsecamente legato alla cultura e alla religione dell’Egitto antico. La reazione del cinabro con il natron è stata così "riscoperta" e testata in laboratorio. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista PNAS con il titolo “Exploring the ancient chemistry of mercury”. A realizzarlo è stato un gruppo di ricerca dell’Università di Bologna: Marianna Marchini, Massimo Gandolfi e Lucia Maini del Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, insieme a Lucia Raggetti e Matteo Martelli del Dipartimento di Filosofia e Comunicazione.