Il mio viaggio è iniziato con il check-in all’Hotel de la Paix di Lugano. Personale cordiale ed efficiente, l' edificio é situato nel cuore di Lugano, a due passi dal lago. Ideale per vacanza ma anche per chi viaggia per lavoro, grande parcheggio per chi arriva in auto, vicino alle fermate del bus principali e in  cinque minuti a piedi si può raggiungere il lungo lago e  arrivare alla zona dei musei, chiese, teatro  e la zona pedonale di via Nassa, per chi vuole dedicarsi allo shopping di lusso. 

Hotel de la Paix****

Via Giuseppe Cattori 18 | 6900 Lugano
T +41 91 960 60 60 |
delapaix.ch

Dall’hotel, a piedi sono arrivata al LAC Lugano Arte e Cultura.

 

 

La struttura elegantemente imponente si affaccia sul lago, con una delicatezza architettonica di sicuro di impatto ma non invasiva. Il LAC per la città di Lugano rappresenta un grande centro culturale del Canton TIcino, che si focalizza nell’incontro delle varie arti, teatro, musica, danza, arte, si trovano tutte all’interno dei 180.000 metri cubi, del Museo d’arte della Svizzera Italiana,  che è stato aperto al pubblico il 12 settembre 2015. L’architetto, Ivano Gianola, esponente della cosiddetta “scuola ticinese”, idea un progetto per un edificio che non separi fisicamente le vie della città e l’edificio, una struttura in continuo dialogo con il paesaggio intorno. Il centro culturale ospita parte delle collezioni del Museo d'Arte della Svizzera italiana (MASI), nato dall’unione tra il Museo Cantonale d’Arte e il Museo d’Arte di Lugano. La parte dedicata alle arti ha una superficie di 2500 metri quadrati su 3 piani. Lo Spazio 1 espone la collezione d’arte contemporanea di Giancarlo e Danna Olgiati. La sala teatrale e per concerti a 1000 posti a sedere e una superficie di 800 metri quadrati; la sala è stata progettata con l’obiettivo di renderla versatile, con una conchiglia acustica modulabile e un sistema mobile della fossa orchestrale che può essere alzata fino al palco. Il Teatrostudio è uno spazio dedicato a sala prove per concerti e spettacoli teatrali e per la presentazione di spettacoli più piccoli; vi sono inoltre numerose sale multiuso.

 

Il mio primo incontro l’ho avuto al Masi all’interno del LAC con Silvia Zanni, collaboratrice del Museo d'Arte della Svizzera Italiana e visita del MASI. Il Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI Lugano) rappresenta sin dalla sua apertura un punto culturale nodale tra il nord e il sud delle Alpi. Appartiene a un piccolo gruppo di musei d’arte in Svizzera, che attraggono ogni anno oltre 100.000 visitatori. Grazie a una ricca offerta espositiva il museo offre un ampio programma con attività per i visitatori di ogni età.  Tanti i laboratori offerti alle scuole e ai giovani artisti in erba. 

Con una guida ho visitato la mostra, di Thomas Huber, “Lago Maggiore”,  dove gli spazi espositivi ampi, hanno dato grande respiro alle tele dell’artista zurighese che si è concentrato nella produzione di tele ed acquerelli, a volte datandoli precisamente, di vedute del lago, contornandoli a volte da architetture irreali, che interrompono la banalità del susseguirsi delle stagioni. La luce ne è la protagonista,  silenziosa ma prepotente, esce dalla tela e cattura il fruitore, fino ad inserirlo nel paesaggio quasi obbligandolo a farne parte. Colori vivaci e forme definite, ci fanno riflettere su quanto la luce possa cambiare lo stesso panorama, visto sempre dallo stesso punto di osservazione.  Il percorso espositivo, elaborato in stretta collaborazione con l’artista, si apre, programmaticamente, con il dipinto Heimkehr (ritorno a casa), momento di snodo, in cui “vecchio e nuovo, interno ed esterno, distanza e vicinanza vengono riorganizzati”, come sottolinea Barbara Alms nel suo saggio nel catalogo della mostra. Il dipinto – denso di riferimenti simbolici cari all’artista, come l’elemento dell’acqua e della barca – riporta un paesaggio ancora controllato e “addomesticato” dall’architettura. Al contempo, esso si apre verso quello che sarà il motivo centrale e il protagonista assoluto della nuova serie, il Lago Maggiore. 

Le pareti espositive del museo sono attraversate da un’ampia fascia cromatica che rievoca i colori lacustri. Il pubblico è condotto così in una passeggiata immersiva tra le vedute del lago, in cui anche il formato allungato delle tele, in alcuni casi quasi panoramico, rende l’essenza del paesaggio fisicamente tangibile.  Rimandi, equilibri e nessi visivi scandiscono le diverse vedute dello specchio d’acqua, immortalato in forme e colori chiari. Un ritmo rigoroso orienta la struttura delle composizioni, in cui l’artista guida lo  nelle superfici lisce e impeccabili, freddezza ed equilibrio rimangono elementi decisivi. Nessuna costruzione o presenza umana “sporca” i paesaggi di Huber, in cui nemmeno la pennellata dell’artista si rivela all’occhio. Eppure, lo specchio d’acqua del lago vibra di luce scintillante e riflessi delicati. Le stesse atmosfere dei dipinti si ritrovano nel corpus di acquerelli leggeri e luminosi a cui è dedicata una “stanza nella stanza”, uno spazio più intimo all’interno della grande sala in cui è ospitata la mostra. “Un’ossessione, una devozione e una passione”: così descrive l’artista questa nuova serie, in cui la ciclicità, la ripetizione e la variazione, mostrano le possibilità illimitate della pittura. 

La mostra è stata ideata da Thomas Huber e coordinata e organizzata da Ludovica Introini.

Il catalogo trilingue in italiano, tedesco e francese con testi di Barbara Alms e Thomas Huber, pubblicato da DISTANZ. 

 

 

 

 

Biografia 

Di origini zurighesi, figlio di architetti, dal 1977 al 1978 Thomas Huber ha studiato alla Kunstgewerbeschule di Basilea per continuare la sua formazione al Royal College of Art di Londra nel 1979 e alla Staatliche Kunstakademie di Düsseldorf dal 1980 al 1983.
Nel 1984, invitato da Kasper König a Düsseldorf, partecipa alla mostra collettiva “Von hier aus” (Da qui in poi), che gli aprirà le porte del riconoscimento internazionale. Da allora, le sue opere sono esposte nelle più importanti istituzioni e musei internazionali quali il Centre Pompidou di Parigi (1988), il Kunsthaus di Zurigo (1993), la Fundación Joan Miró di Barcellona (2002), il Museum Boijmans Van Beuningen di Rotterdam (2004), l’Aargauer Kunsthaus di Aarau (2004), il MAMCO di Ginevra (2012), il Kunstmuseum di Bonn (2016) e il MONA di Hobart (2017). Dal 1992 al 1999 è professore alla Hochschule für Bildende Künste di Braunschweig e nel 1992 assume la direzione temporanea del Centraal Museum di Utrecht. Dal 2000 al 2002 è presidente del Deutscher Künstlerbund. 

Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il premio Kiefer Hablitzel (1984), il premio per giovani artiste e artisti svizzeri della Kunstgesellschaft di Zurigo (1993), il premio della Heitland Foundation (2004) e il premio Meret Oppenheim (2013). Nel 2023 Thomas Huber è stato selezionato per partecipare con il progetto Dawn / Dusk alla sezione Art Unlimited di Art Basel 2023. 

MASI - Museo d'Arte della Svizzera italiana 

Piazza Bernardino Luini 6 | 6901 Lugano
T +41 58 866 42 40 |
This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. | masilugano.ch

 

 

Dopo la visita alla prima sede del MASI, passeggiando per il centro storico, sono arrivata nella seconda sede del museo che si trova a Palazzo Reali. Qui ho incontrato Federica Giovannini, collaboratrice del MASI e visita del Museo d'arte della Svizzera Italiana, e le due curatrici della mostra, Cristina Sonderegger e Francesca Rosi, mi hanno guidata, attraverso le opere, del MASI, mai presentate prima o raramente esposte, che hanno dato vita alla mostra “Bianco o nero”, opere della collezione 1935-2021. In un percorso multi-tematico la mostra “Bianco o nero” mette in dialogo opere di pittura, scultura, fotografia, arte cinetica e concettuale dagli anni Trenta ai giorni nostri. Dalle voci più forti dell’arte italiana del secondo dopoguerra al ready made dell’arte concettuale, dalla pop art alla scultura iperrealista dell’inizio del nuovo millennio, questa ristretta, ma attenta selezione, riesce a toccare i diversi focus della Collezione del MASI. Dagli accostamenti tra i lavori – giocati sul filo della suggestione visiva e concettuale del bianco o nero – nascono inoltre molteplici e inaspettate possibilità di lettura. Le opere esposte sono di proprietà della Città di Lugano, del Cantone Ticino e della Fondazione MASI; alcune appartengono all’Associazione ProMuseo, altre derivano da donazioni private – come le donazioni Panza di Biumo e Giancarlo e Danna Olgiati – o delle artiste e degli artisti stessi.Accompagnano l’esposizione degli approfondimenti sulle singole opere, accessibili al pubblico tramite smartphone attraverso la scansione di appositi codici QR.

Artiste ed artisti in mostra : R. Ackling, F. Bassetti, F. Beckman, Bertozzi & Casoni, M. Bonvicini, A, Flammer, L. Fontana, A. Gabutti, F. Melotti. 

 

 

Museo d'arte della Svizzera italiana (MASI), Lugano – Sede Palazzo Reali 

Via Canova 10 | 6900 Lugano
T +41 58 866 42 40 | This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it. |
masilugano.ch

 

La sera West Side Story al LAC 

 

Dopo l’arte non poteva non trovare spazio una serata a teatro con il musical West Side Story presso la Sala Teatro del LAC. Il numero uno dei musical americani arrivato  al LAC con una produzione internazionale diretta dal celebre regista di Broadway Lonny Price. Un brillante cast di 34 performer danza le coreografie originali di Jerome Robbins sulle musiche di Leonard Bernstein e canterà i brani che hanno reso West Side Story famoso in tutto il mondo, accompagnato da un’orchestra di 20 elementi.

 

 

Trama: 

Nelle strade, nei cortili e nei magazzini abbandonati dell’Upper West Side degli anni Cinquanta, i “Jets” – figli di immigrati bianchi americani – combattono contro gli “Sharks” portoricani. In gioco non c'è solo il controllo del quartiere, ma soprattutto il senso di identità e di appartenenza. Quando Maria, sorella del leader degli “Sharks” Bernardo, si innamora del “Jet” Tony, la tensione diventa insostenibile. Poiché le bande non tollerano alcun accenno di riconciliazione, il destino dei due amanti si avvia inesorabilmente verso la tragedia, come dei moderni Romeo e Giulietta.
Storia d’amore, dramma dell’età matura, azione, thriller e studio sociale: West Side Story utilizza l’intera gamma dei dispositivi narrativi, combinando musica, coreografia e testi con grande virtuosismo per creare un capolavoro senza tempo.
La complessa e virtuosistica scenografia di Anna Louizos, con i suoi iconici brownstone e le caratteristiche scale antincendio, è estremamente mobile e diventa un attore a sé stante: in pochi secondi, i luoghi più disparati di New York prendono vita. Le luci creano un’atmosfera intima e dettagliata nelle stanze e nei sogni dei personaggi. I coloratissimi costumi di Alejo Vietti – basati su modelli originali degli anni Cinquanta, tra cui sottovesti e gonne a ruota – completano il viaggio nel tempo.
In oltre venti anni di tournée, questa produzione ha deliziato tutto il mondo ed è stata vista da oltre tre milioni di persone in alcuni dei più celebri teatri del mondo, tra cui la Sydney Opera House, l’Opera di Dubai, il Théâtre du Châtelet di Parigi, la Semperoper di Dresda e il Sadler’s Wells di Londra.

“West Side Story ha resistito per così tanti decenni perché parla di ciò che è umano in ognuno di noi: la forza dell’amore", ha dichiarato il regista, affascinato dalla magia di questo capolavoro fin dalla prima infanzia. Autore di innumerevoli successi teatrali e cinematografici da più di 40 anni (ha diretto Emma Thompson in Sweeney Todd, Glenn Close in Sunset Boulevard e diversi episodi della serie TV Desperate Housewives, oltre ad aver interpretato il ruolo di Neil Kellerman in Dirty Dancing), Lonny Price offre una nuova prospettiva al musical classico: “Voglio che la prossima generazione di spettatori si innamori di quest’opera, si identifichi con i personaggi in scena e si renda conto che c’è molto di più che ci unisce piuttosto che dividerci, nonostante le nostre differenze culturali”.

 

www.luganolac.ch

 

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