La mostra, inaugurata in questi giorni a Milano nella galleria Spaziotemporaneo di via Solferino, propone una serie di opere di Alessio Larocchi. Queste si  presentano come coppie: due tele o due immagini fotografiche simili ma non uguali, affiancate, poste a confronto.  La locuzione "Senza soluzione di continuità" è qui sostituita da una "soluzione di continuità" data dalla cesura, dalla divisione delle due tavole di cui l'opera è costituita e che rimanda ad un'identità che a quel punto appare trasgredita e, in quanto tale, atta ad interrompere il corto circuito dell'uguaglianza, del sempre uguale a cui siamo abituati anche da un'aspettativa ormai "addomesticata".  Foto e servizio Paola Zorzi.

Apparentemente non troviamo agganci immediati con le problematiche in atto, in realtà queste sono mediate da un approccio concettuale, una tecnica di realizzazione anaffettiva, come l'autore stesso ama definirla. La stessa di tanta arte astratta, astratto-geometrica e contemporanea che all'immediatezza compositiva, gestuale o cromatica ha contrapposto un apporto altrettanto carico di significato e di aspettative inespresse. L'estrema, fredda, efficienza tecnologica è qui ribaltata e utilizzata nel suo aspetto alienante ma per finalità del tutto differenti. La s/corporazione e serialità 

a cui la tecnologia ci ha abituati è qui riprodotta manualmente, vissuta quasi, nella fatica della sua coazione a ripetere. Ma il risultato che  la trascende non è un oggetto, utile  o consumistico che sia, ma una diversa percezione del reale.

 

 

Il confronto tra le due parti dell'opera, simili ma non uguali, che si discostano per alcuni dettagli o  particolari, così come risulta affrontato, è una questione con cui la contemporaneità si è misurata, soprattutto a livello scientifico ma non solo. E' un approccio democratico si potrebbe dire, dove tra le due parti dell'opera non esiste un modello di riferimento primario, non una gerarchia, come sottolineato in catalogo dal testo critico di Elisa Muscatelli, ma la precedenza casuale di uno sguardo che sceglierà l'uno o l'altro particolare a seconda dei casi per constatarne le discrepanze. In questo modo siamo calati in un ambiente nuovo, relativo, meno rassicurante forse ma molto più aderente al reale di quanto non si possa credere. Così come nell'osservare due elementi in moto tendiamo a perdere le coordinate tipiche legate ad un punto fisso, anche questa condizione appare la più rispondente ad una realtà in cui la regola non è la staticità ma il movimento, dif/ferente, anche quando non percepito immediatamente... 

Persino per vedere la realtà tridimensionalmente abbiamo bisogno di una visione binoculare, solo così infatti, attraverso cioè due immagini leggermente diverse, in quanto  provenienti da due punti di vista differenti e attraverso un certo numero di fissazioni, la visione si organizza e acquisisce profondità.  

 

Alessio Larocchi

SOLUZIONE DI CONTINUITA'

15 giugno|15 luglio 2023

Spaziotemporaneo | Milano

a cura di Elisa Muscatelli

Catalogo presente in mostra