L'inaugurazione della XXV edizione di Arte al Centro si è svolta domenica 25 giugno nel complesso architettonico  di Cittadellarte Fondazione Pistoletto. Si è trattato di un programma denso di avvenimenti che si sono dipanati nel corso di tutta la giornata.Mostre, performance, laboratori, incontri che raccontano come il fare responsabile, legato a pratiche artistiche che si relazionano al territorio ma che si estendono in ambito internazionale, possano implementare trasformazioni responsabili e sostenibili.   Foto e servizio Paola Zorzi.

La mattinata si è aperta alla presenza di Michelangelo Pistoletto che in quello stesso giorno festeggiava il suo novantesimo compleanno. In un clima dunque di particolare giovialità già dalla mattina i vari appuntamenti sono stati caratterizzati dalla partecipazione di un vasto pubblico.

I vari appuntamenti si sono aperti con l'installazione e performance su prenotazione "Selfie Interview"  a cui è seguita la partecipatissima Biella Città Arcipelago, un progetto che ha coinvolto più di 100 realtà territoriali.

Città Arcipelago è "un laboratorio di pianificazione territoriale partecipato orientato alla prosperità e alla creatività. La mostra Biella Città Arcipelago si inserisce all'interno del Festival della creatività sostenibile con cui condivide il concept... Gli attori coinvolti rappresentano l'arcipelago sociale coerente con la visione dell'Agenda ONU 2030 per lo sviluppo sostenibile." I tavoli di lavoro, sempre all'insegna della sostenibilità, si occupano di temi emergenti come energia e decarbonizzazione, acqua pulita, rifiuti, zero sprechi, nuove  risorse; turismo, tessile e moda sostenibili; cibo, rigenerazione, cambiamenti climatici, educazione, mobilità, infrastrutture e digitale.

 

 

Molte le realtà coinvolte che hanno così modo di cooperare con enti pubblici in un territorio quale il Biellese molto vario, caratterizzato da zone pianeggianti, collinari, montane, da culture che spaziano dal riso alla vigna all'industria e tecnologia ed in cui la diversità e biodiversità dovrebbero essere colte come una ricchezza, un'opportunità. In tal senso il discorso di Michelangelo Pistoletto ha sottolineato come il termine "arte" derivi da artificio e come questa (l'arte, la creatività) possa interagire positivamente al fine di ritrovare un nuovo equilibrio tra scienza, agire umano e una natura il cui sfruttamento incontrollato sta generando i problemi di cui sappiamo. Sempre Michelangelo Pistoletto ha evidenziato il  momento difficile, cruciale in cui ci troviamo, dove le scelte possono fare la differenza e andare in una direzione virtuosa, risolutiva o al contrario portarci ad un punto non ritorno. Una responsabilità da non sottovalutare e alla quale noi tutti siamo tenuti a rispondere. Anche l'aspetto più teorico sintetizzato attraverso il simbolo del Terzo Paradiso è stato affrontato. Un argomento che ha radici nella cultura occidentale e che a partire la Kant, Hegel, il Materialismo dialettico e che  interpreta il reale nella sua continua, inevitabile interazione e successivo assestamento: mediazione di tesi, antitesi e sintesi appunto. Un approccio, anche se non il solo, ricco di innumerevoli ed evidenti riscontri che l'artista ha saputo coniugare artisticamente relazionandolo puntualmente ai vari aspetti e problemi del mondo naturale e sociale.  

Ma l'artista durante l'incontro ha trovato anche modo di ricordare  quando per la prima volta riferisce di essersi trovato  "appioppato" il titolo di “Maestro” con cui ha spiegato di convivere oggi pensando all'importanza e necessità della scuola e dei suoi relativi maestri, conferendo così a quel termine un significato meno aulico e più legato ad una realtà condivisa. Sempre durante questo incontro a Michelangelo Pistoletto sono stati consegnati dei regali: oggetti provenienti dallo spazio che saranno esposti prossimamente a Cittadellarte donati dall'astronauta Paolo Nespoli;  un ologramma con il simbolo del Terzo Paradiso realizzato da Alberto Amato (azienda Tria) e una targa le cui prime parole suonavano "con tanto di cappello..." al Maestro della Città Arcipelago,  ed in effetti si trattava del dono di un cappello da parte di un noto e storico cappellificio biellese. La giornata è poi proseguita nei locali dell'Accademia Unidee con il Project Room Accademia Unidee. Il saluto del Direttore Francesco Monico si è soffermato sull'importanza dell'acquisizione di un pensiero critico. Questo in un mondo in continuo cambiamento in cui è necessario dare risposte in tempo reale alle sfide del presente.  E' seguita poi la presentazione dei lavori dei corsi di Socially Engaged Art e Sustainable Fashion Design del Coordinatore Accademico Michele Cerruti But che ha rimarcato l'opportunità data agli studenti di interagire con alcune delle più prestigiose case di moda italiane che oggi operano con obiettivi sostenibili.

Sempre in mattinata nell'ambito del progetto Woolscape ha avuto luogo la presentazione di "pàs.so" da parte degli artisti Ginevra Naldini e Marco Isaias Bertoglio.

La rassegna è continuata nel pomeriggio con "The golden Age" e  la performance "Splendore Neolitico" dell'artista Matteo Nasini. Questa ha avuto come sfondo la realizzazione di un grande manufatto in lana, un arazzo in cui spicca un paesaggio difficilmente collocabile nel passato o nel futuro. Un paesaggio di bellezza, meraviglia ma anche potente dove coni vulcanici mostrano un'energia sospesa fra mare e cielo. Il sound "Neolithic  Splendour" è ottenuto attraverso strumenti realizzati in ceramica con scansioni in 3D di ossa di animali risalenti a 30/40 mila anni fa. Un sound evocativo in cui è possibile percepire la potenza dell'impulso creativo primordiale inserito però non in un tempo lineare ma in una circolarità rigenerativa.  

"Circulart Art" vede invece coinvolti due artisti Huge Sillytoe, Rebecca Sforzani e due fashion designers Agustina Bottoni e Lucia Chain. Una sensibilità e ricerca inerente i materiali, l'accurata scelta di filiere tessili e la rispondenza a  tre quesiti chiave riguardanti la sostenibilità: reduce: riduzione del consumo di materie prime; reusing: riuso dei materiali e recycling: rigenerazione degli scarti. Un progetto però che non si limita ai materiali ma "alle idee di un processo fondato sull'etica, il rispetto e l'inclusione delle persone - da chi produce a chi utilizza." Le opere risultano realizzate con scarti di produzione e tinture innovative ma anche "dai sentimenti e ricordi" che il progetto ha evocato. 

"Fashion to reconnect" è invece una selezione di "pezzi unici", la realizzazione di questi capi di abbigliaento infatti è unica e vede questi artisti/designers sondare nuovi terreni, in cui sono state implementate tutta una serie di connessioni con mondi differenti talvolta contrapposti. Un dialogo e una nuova civiltà che vede l'abito al centro di una riflessione sulla connettività. Un "riconnetersi con la vita", un generare valore   "in un mondo in cui tutto perde valore"  E' il caso dell'opera "Kill your idols" di Fabrizio Consoli per Blue of a kind,  impegnato nel "trasformare l'archetipo conflitto generazionale che ha infuocato e famiglie nel XX secolo in una nuova alleanza. Una corsa a staffetta dove "il padre" del capo di abbigliamento diventa, sia metaforicamente che fisicamente, la sintesi e il simbolo di un approccio al consumo nuovo e più ragionevole..." Ma tutte le realizzazioni  sono oltre che originali dense di connessioni.  Molto interessante anche l'allestimento, infatti le realizzazioni sono issate su manichini in metallo tubolare, quindi estremamente leggero e duttile le cui forme sono state ispirate dal movimento di danzatori. 

Tra i designer selezionati al progetto figurano: Tiziano Guardini, Pairi Daeza, Michele Chiocciolini, Made for a woman, Ilaria Bellomo, Oh Carla, Silvia Giovanardi, Spaccio, Florania, Flavia La Rocca, Bav Tailor, Maison Apnoae, Cavia, Ascend Beyond, Andres Caballero, Francesco Murano, Sake - Eco, Yekaterina Ivankova, Fade out label, Endelea, Marcello Pipitone, Gilberto Calzolari, Blue of a kind, Blandi con la partecipazione straordinaria del brand Vivienne Westwood.

Molto attesa anche l'assegnazione del Minimum Prize, premio che si pone al minimo grado  rispetto ai massimi premi destinati ai grandi personaggi. Vuole essere alla base della ricerca, uno stimolo, un premio di partenza piuttosto che di arrivo. Un premio che si fa promotore di svolte che imprimono un segno alla civiltà umana. Quest'anno il premio è stato attribuito a PAIRI DAEZA, il cui significato in persiano antico è  "giardino recintato" da cui in molte lingue deriva il termine "paradiso". Attraverso Pairi Daeza due sorelle iraniane: Yasaman e Nastaran Rezaee, hanno cercato di  "rivendicare un'identità soppressa e in via d'estinzione attraverso l'arte e l'artigianato iraniani". Pairi Daeza si è fatta promotrice del progetto Woman Life Freedom, una collezione di foulard caratterizzata da un design unico che porta con sé messaggi sull'attuale rivoluzione in Iran nella speranza che questi possano viaggiare e mantenere viva questa rivoluzione guidata dalle donne. Tutti i profitti di questo progetto saranno devoluti all'Abdorrahman Boroumand Center (www.iranrights.org) a sostegno del movimento in Iran. Una condizione, quella delle donne iraniane, ma non solo, condannate all'invisibilità, da cui  hanno saputo riemergere dimostrando un grande coraggio anche a rischio della loro vita.

E, sull'onda dell'efficace formula "Pace Preventiva" contrapposta da Michelangelo Pistoletto a "guerra preventiva",  "Preventive Peace" è una performance a partecipazione collettiva il cui contenuto è supportato anche dalla presenza di molti ambasciatori di pace e dalla realtà di tutte quelle ambasciate di pace sparse per il mondo che in questi giorni sono state rappresentate attraverso ben 240  bandiere poste sia lungo il fiume Cervo che lungo la via che costeggia la Fondazione.  

La giornata si è avviata verso la conclusione con il talk pubblico dedicato alle pratiche di rigenerazione dal basso e di innesco della partecipazione civica "Floating Forest: uno spazio verde per la città"  presso HYDRO, uno spazio di sperimentazione culturale e sociale ospitato all'interno del complesso architettonico di Cittadellarte. Con interventi di Nicholas Ferrara, Annalisa Zegna e  Gerrilla Spam. Si tratta di un progetto rispondente essenzialmente a tre criteri: la presenza di piante di comunità,   piante che possano ridurre la presenza di CO2 e piante di essenza in grado stimolare i sensi. In relazione a questo progetto tutto lo spazio convertibile in spazio verde è stato utilizzato, tranne  l'asfalto su cui però il collettivo Guerrilla Spam, abituato ad interventi di arte pubblica, ha realizzato un intervento pavimentale molto interessante e non semplicemente decorativo ispirandosi a segni e di/segni prelevati dalla cultura aborigena, degli indiani d'America, Nord-America e Mali.

L'ultima performance "Caro Cervo" si è tenuta sempre nello spazio HYDRO, una performance realizzata dal collettivo  internazionale BARЯA Movement in collaborazione con UNIDEE Residency Programs. Si è trattato di una performance interattiva con il pubblico in cui pietre prelevate dal torrente Cervo sono state chiamate a far da tramite tra le persone presenti, i loro desideri e il corso d'acqua. ll collettivo ha interpretato e accompagnato il pubblico in questa performance intonando a più riprese un canto espressamente dedicato al torrente Cervo. 

In occasione di Arte al Centro, nella attigua sede permanente del Terzo Paradiso, è stata esposta l'opera di Michelangelo Pistoletto "Il gioco del Calcio".  In relazione a questa opera l'artista aveva affermato  "L'essere umano sta 'giocando' con una potenza estrema di scontro tra costruzione e distruzione e la posta in gioco non è più la vita di un individuo ma l'esistenza della stessa umanità".

 

Fra le altre iniziative che si sono svolte nel corso della giornata da ricordare anche  la piantumazione di un cedro del Libano e la mostra "Un filo per due" esposta nella sala della "Piccola galleria" con  l'opera di due artiste, l'egiziana Ghada Amer e l'artista cinese Zheng Gougu. La prima nell'opera  "Senza titolo" (1998)  utilizza la tecnica tradizionale del cucire dove però il filo risulta interrotto a tratti e lasciato cadere liberamente, a rappresentare " il senso della vita che muta nel continuo procedere". "Two Thousand Years Embroidery No. 43" di Zheng Guogu è invece un'opera che affronta l'impatto della tecnologia digitale all'interno della vita cinese e delle sue tradizioni. Una mostra risultato della  collaborazione di Cittadellarte con la vicina Galleria Woolbridge.

Il direttore di Cittadellarte, Paolo Naldini, presente nel corso di tutta la rassegna ha coordinato e presentato molti dei progetti ed eventi della giornata. 

 

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