Secondo una ricerca commissionata dai Pastai italiani a Perfect Food Consulting, marchio leader in Europa nel campo della consulenza per la sostenibilità nel settore agroalimentare, seguendo queste tre semplici regole, con un consumo medio di 23.5 kg pro-capite di pasta, ogni italiano arriverebbe a risparmiare in un anno fino a 44,6 chilowattora, 13,2 chili di CO2 e 69 litri di acqua.

E se lo facessimo tutti i risultati diventerebbero davvero importanti: risparmieremmo tra i 356 milioni e i 2,6 miliardi di chilowattora in un anno (pari a un secolo e mezzo di calcio in notturna in Europa, coppe comprese), 4.100 m³ di acqua, sufficienti a riempire 1640 piscine olimpioniche e fino a 776 chilotonnellate di CO2e, le emissioni di una macchina per 21 viaggi andata-ritorno tra la Terra e il Sole. Ad ogni modo il futuro lascia ben sperare: la ricerca "Gli Italiani e il futuro della pasta”, realizzata dall'Istituto demoscopico AstraRicerche (interviste on line su un campione di 1004 italiani tra i 18 e i 50 anni) per indagare come sono cambiati i consumi di pasta, aveva evidenziato che la pasta sta diventando sempre più sostenibile. Anche il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali di imballaggio e si va verso nuovi metodi di cottura: il 25% degli intervistati, pensando alla pasta del futuro, aveva immaginato che cuocerà in 3-5 minuti. Infine, grazie anche al miglioramento dei processi e a contratti di coltivazione che puntano sulla sostenibilità e buone pratiche agricole, i pastai hanno potuto ridurre sensibilmente i consumi d'acqua e emissioni di CO2 connessi alla produzione di pasta. Questo alimento ha un impatto ambientale estremamente basso (l'impronta ecologica per porzione di 1 m² globale) e a tavola è protagonista di tante ricette antispreco che valorizzano gli avanzi in piatti sostanziosi e prelibati.