Da oggi l’Italia è un po’ più federale. Il Senato lo scorso 23 gennaio ha dato il via libera al disegno di legge Calderoli sull’attuazione differenziata delle Regioni a statuto: la riforma, che tecnicamente è un disegno di legge procedurale e non costituzionale, dà alle Regioni nuovi margini di intervento in 23 ambiti, dalla salute all’istruzione, dall’ambiente alle infrastrutture, andando di fatto ad attuare la riforma del Titolo V della Costituzione. L’autonomia differenziata prevede la possibilità per le regioni di trattenere il gettito fiscale legato alle erogazioni dei servizi per l’utilizzo di quelle risorse sul proprio territorio.

Tuttavia, le funzioni autonome potranno essere attribuite solo dopo aver determinato i Livelli essenziali delle prestazioni (LEP), ovvero il livello minimo di servizi da rendere al cittadino in maniera uniforme in tutto il territorio, dalla Val d’Aosta alla Sicilia. Inoltre, per evitare squilibri economici fra le regioni che aderiscono all’autonomia e quelle che non lo fanno, il disegno di legge prevede misure perequative. La procedura per l’intesa fra Stato e regione dovrà durare almeno 5 mesi, inclusi i 60 giorni concessi alle Camere per l’esame delle richieste. Le intese potranno durare fino a 10 anni rinnovate o terminate prima, con un preavviso di almeno 12 mesi. Profonda la spaccatura tra maggioranza e opposizione, secondo la quale la riforma, quando approvata in via definitiva, rischia di trasformare l’Italia “in venti piccoli Stati, l'uno contro l'altro, con differenti diritti, gabbie salariali, sistemi amministrativi diversi”, come dice Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi Sinistra, mentre Dafne Musolino di Italia Viva mette in risalto la contraddizione tra l’invarianza di risorse prevista della legge e la promessa “già fatta dal ministro, di finanziare i Lep: delle due l’una”. All’attacco anche Castellone per il Movimento 5 Stelle, che parla di strappo verso il Sud, ma la maggioranza tira dritto e respinge tutte le accuse: d’altronde “mantenere lo status quo non serve” spiega il capoguppo leghista Massimiliano Romeo in aula, Ma per Roberto Calderoni, vero e proprio artefice della riforma, con l’approvazione dell’autonomia  in Senato “si è compiuto un ulteriore passo avanti verso un risultato storico, importantissimo e atteso da troppo tempo. Avevo previsto che sarebbe stata una bella giornata, e così è stato. Questa è una risposta che dovevo a quelle 14 regioni su 15 a statuto ordinario che ce l’avevano chiesto”.